C'è chi nei momenti morti di un tour decide di prendersi degli istanti di riposo e c'è chi, invece, approfitta delle pause per registrare del nuovo materiale. A quest'ultima categoria appartengono gli Inter Arma che, ad appena un anno dall'ottimo "Sulphur English", ciclopico affresco tra blackened death e sludge/doom, ricco di imponenti torrenti dronici e sbilenche variazioni stilistiche, tornano in studio per incidere, udite udite, un album di cover. Nonostante l'imprimatur del gruppo si distingua per la sua estrema eterogeneità, trovare, in "Garbers Days Revisited", brani apparentemente molto lontani dal background dei virginiani, provoca un moto di stupore nell'ascoltatore meno scafato: eppure il disco funziona abbastanza bene, risultando omogeneo, spassoso, sorprendente.
Scorrendo la tracklist, immediatamente occorre segnalare l'ottima reinterpretazione di un paio di storici pezzi che hanno a che fare, in maniera concettualmente diversa, col mondo industrial: gli statunitensi appesantiscono di marzialità e claustrofobia "Scarecrow" (Ministry), mentre disvelano la grezza carica punk alla base dell'assalto conciso e collerico di "March Of The Pigs" (Nine Inch Nails), conservandone filologicamente lo straniante inserto pianistico a metà percorso.
Cori, fraseggi abrasivi e atmosfere settantiane vengono proposti conformi all'originale, ma una versione tutta polpa heavy e acidità burzumiana di "Southern Man" quasi rende le invettive di Neil Young contro il razzismo ancora più affilate; e se gli episodi proto come "Hard Times" (Cro-Mags) e "In League With Satan" (Venom) appaiono soltanto leggermente irrobustiti, "The Girl Who Lives In Heaven Hill" trasforma gli Hüsker Dü negli anticipatori inconsapevoli di Gorgoroth e Marduk. Nel finale arriva la doppietta killer, prima con l'hard rock stonerizzato a dovere di "Runnin' Down A Dream" (Tom Petty), poi con una bluesy e struggente "Purple Rain" (Prince).
"Garbers Day Revisited", dunque, mostra la padronanza musicale davvero a trecentosessanta gradi degli Inter Arma, capaci di affrontare sfide finanche curiose senza alcun tipo di tabù: in questo senso, inclassificabili per mestiere.