Dente
Almanacco Del Giorno Prima

2014, RCA/Sony
Indie

Recensione di Francesco De Sandre - Pubblicata in data: 25/01/14

Ci sono due mondi, forse tre, per chi sogna ad occhi aperti e preferisce l’interpretazione metaforica al 3D ordinario: c’è la vita che scorre, con la sua crudele coerenza quotidiana e gli eventi sporadici che la rendono unica e motivano un continuo miglioramento, c’è l’aspirazione, l’intento soffocato dalla pigrizia, l’istinto a reagire e la rabbia della rivincita, in un convoglio concentrico che ruota nella nostra mente. E poi c’è la realizzazione del pensiero, la posa in opera che sta in mezzo tra pensiero e realtà. Lo si capisce attraverso le opere degli artisti, o le dimostrazioni terrene di chi non riesce ad esprimere a parole uno o più concetti che soffocano la propria cretività: Dente, nel suo stile minuziosamente costruito e perfezionato, è uno di questi.

 

Inviti all’ascolto: seguire le gesta di un eroe contemporaneo può essere interessante per due aspetti principali, ossia prendere spunto dalle sue esperienze per migliorare le proprie aspettative, e per fermare il tempo guardando la vita dal lato poetico, impalpabile. Sillabazioni estremamente ricercate si inseriscono in melodie tipicamente italiane, caldamente estive, che progressivamente vanno ad inserirsi nel cantautorato più autentico della storia del nostro paese.

 

Si unisce a “Non c'è due senza te” (2007), “L'amore non è bello” (2009) e “Io tra di noi” (2011) un nuovo disco contro la superficialità, un altro speciale amarcord, e come potrebbe essere altrimenti: nel suo “Almanacco Del Giorno Prima”, Giuseppe Peveri conferma la propria timida ossessione amorosa, tra rammarico e soddisfazione. Fortunatamente l’attento Dente è ben contento di spiegare e spiegarsi, pertanto per comprendere appieno i retroscena e le verità del proprio – le registrazioni sono effettivamente qualcosa di totalmente personale ed enigmatico – almanacco, la lettura della recente intervista rilasciata ai nostri microfoni è più che consigliata.

 

Valutare numericamente un album così personale e sincero non ha molto senso: come si può misurare l’ambizione di un puro?





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