“It's more than a feeling, when I hear that old song
They used to play (more than a feeling)
I begin dreaming (more than a feeling)”

Quando, nel 1976, “More Than A Feeling” scosse gli impianti stereofonici di mezzo mondo, il sound dei Boston era all’avanguardia, un qualcosa che solo anni ed anni dopo sarebbe stato alla portata della maggior parte delle band rock ed hard rock. La peculiarità della creatura di Tom Scholz è che da quel suono, poi, non si è mai più discostato: potremmo essere nel 2050 così come nel 1986, ma il refrain carico di cori, batteria chiaramente elettronica con riverbero e chitarrone in primo piano non cambierebbe di una virgola. Ora siamo agli sgoccioli del 2013, e quanto detto pocanzi è ovviamente valido quando parliamo di “Life, Love & Hope”, sesto album della band americana, nonché il primo dopo la morte dello storico cantante Brad Delp avvenuta nel 2007.

Il disco vede la luce mantenendo fede anche all’altra peculiarità di Scholz, ovvero impiegare letteralmente dieci anni per la lavorazione ed il perfezionamento maniacale del proprio lavoro. Una buona produzione, la solita cura minuziosa per il sound sempre riconoscibile e per gli arrangiamenti al limite dell’anacronismo, ma con quell’orecchiabilità tale da insinuarsi con una certa agilità nei canali uditivi e stabilirsi prepotentemente negli incavi del cervello. Inoltre, al microfono si sono alternati più interpreti, dallo stesso Scholz al alle ultime testimonianze vocali di Dep, passando per l’ammaliante Kimberley Dahmev (ottima performance in “If You Were In Love”) e per il già comprovato talento di Tommy DeCarlo. La prima parte dell’album fila via che è un piacere, grazie anche alla presenza di brani come l’opener “Heaven On Heart” e la rivisitazione della già edita “Didn't Mean to Fall in Love”, nonché la bella strumentale “Last Day Of School”, mentre la seconda metà soffre un po’ di quelli che possono essere definiti dei veri e popri riempitivi: se la sopracitata seconda traccia può esser considerata un omaggio al compianto Dep, “Someone” e “You Gave Up On Love” portano a tre il numero delle versioni rivedute e corrette di canzoni già edite, (ri)nate dalla mania di perfezione di Tom Scholz, e benché sia stato fatto un buon lavoro, vien da chiedersi se in dieci anni non sarebbe stato lecito aspettarsi composizioni totalmente nuove e rilegare queste tuttalpiù come bonus track.

Storciamo il naso anche in piccolezze che però sorprendono, conoscendo l’ossessività dei Boston in sede di produzione: nella già citata e bella “If You Were In Love”, appena entra la voce di Dahmev, si distingue con chiarezza un fastidioso fruscio di fondo che dopo un secondo scompare. Sembra una piccolezza, si potrebbe chiudere un occhio, o meglio un orecchio, per una così innocua svista, ma tanto insignificante non lo è quando si passano anni ed anni sopra le piste del mixer dello studio, facendo divenire una piccola distrazione un errore grossolano. Discorso analogo per la conclusiva “The Way Look You Tonight”, nella quale, oltre ad esserci fruscii di fondo chiaramente udibili nella parte finale, la linea vocale non è poi pulita come dovrebbe essere. Sono aspetti a cui non avremmo dato peso se stessimo parlando di qualsiasi altro album, ma dopo due lustri di produzione percepire questi ed altri difetti dà un certo fastidio.

“Life, Love & Peace” è un anacronismo fascinoso ma non perfetto, un paradosso musical-temporale che suscita curiosità ma non l’interesse di tutti. A questo punto della carriera è inutile chiedere ai Boston  di cambiare radicalmente, ma almeno di consegnare un prodotto tecnicamente perfetto nella produzione, sì. Consigliato ai fan della band e agli irriducibili amanti del sound anni ‘80, mentre gli altri possono continuare a lamentarsi della chiusura stilistica e sonora di Tom Scholz.