A tre anni dal sorprendente Prelude to the Tragedy, i tedeschi Defeated Sanity danno alla luce il secondo full-length, sempre all'insegna della violenza sonora più sfrenata unita a una importante componente tecnica. Sono cambiate diverse cose dal debutto a questo Psalms of The Moribund, a partire dal logo della band, sino a giungere a cambiamenti ben più importanti, come ad esempio l'avvicendamento di tre quinti della band, registrando anche una leggera virata nel sound che tanto aveva impressionato allora. Fortunatamente, la cosa più importante è rimasta immutata, la qualità della musica.
Possiamo dire che i Defeated Sanity hanno bagnato i propri panni nel fiume putrido del brutal americano, accentuando moltissimo le influenze a stelle e strisce che avevano caratterizzato il debutto. Il risultato è un brutal che diviene leggermente più canonico, che obbedisce alla regola che sembra vada per la maggiore ultimamente, ovvero l'inserimento di parti slam che si riscontrano in tutta la durata del disco, e con un growl che diventa ancor più gutturale e incomprensibile. Ma non c'è da preoccuparsi, perchè la voglia di inserire variazioni su variazioni, cambi di regime, stop 'n go, e accelerazioni spaventose, è sempre viva nelle intenzioni dei nostri, che dimostrano di essere maturati sotto il profilo compositivo, riuscendo a tenere a bada tutti questi elementi e racchiuderli in brani che perdono leggermente in complessità, ma guadagnano in compattezza e violenza pura.
Nonostante tutto, il bilanciamento tra le parti più intricate e quelle più lineari è stato reso in maniera molto efficace, con la piacevole sensazione di essere sballottai in lungo e in largo, passando nel giro di pochi secondi da riffoni slam accompagnati dall'immancabile grugnito di Jens 'Cannibaloki' Staschel, a soluzioni eseguite a grandissima velocità e con mirabile perizia tecnica, su cui si erge la grande prova del batterista Lille Gruber, rapidissimo e sufficientemente fantasioso. Vero asso nella manica della band è però l'aurea di grezzume che viene sprigionata da chitarre sature e ribassate, una sensazione di morbosità che è stata mantenuta dal debutto discografico, anzi, resa ancor più importante da soluzioni smaccatamente "americane", come nell'opener Stoned Then Defiled, un succulento pasticcino per tutti gli appassionati, a cui seguono tracce che non temono cali né flessioni. Fatal Self Inflicted Disfigurement stupisce per la facilità dei Defeated Sanity di apportare tali e tante variazioni senza mollare la presa sull'ascoltatore, come Hideously Disembodied, Butchered Identity, brani tutti da scoprire ascolto dopo ascolto, o Engorged With Humiliation, che ci accoglie dopo pochi secondi con terrificanti blast beat.
Un gran bel disco insomma, che conferma le buonissime capacità di questa formazione. Un lavoro in cui non viene inventato nulla, ma in cui tutto è svolto alla perfezione, dando vita a uno dei lavori più interessanti e validi della scena.
Defeated Sanity
Psalms of The Moribund
2007, Grindethic Records
Death Metal
01. Stoned Then Defiled
02. Fatal Self Inflicted Disfigurement
03. Prelude To The Tragedy
04. Hideously Disembodied
05. Butchered Identity
06. Psalms of The Moribund
07.Engorged With Humiliation
08. Arousal Through Punishment
09. Artifacts of Desolation