A Classic Education
Call It Blazing

2011, La Tempesta International
Pop Rock

Le piazze più alternative e cool d'America impazzite per l'esordio dei bolognesi.
Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 21/11/11

Per distribuire sul nostro mercato questo esordio discografico dei bolognesi (ma con il canadese Jonathan Clancy in formazione) A Classic Education, la celebre etichetta nostrana indiependente La Tempesta ha dovuto aprire una succursale internazionale denominata “International”. “Embè - direte voi - che ci interessa degli affari di etichetta di questa band?”. Giusta osservazione, se non fosse che il nostro quintetto ha racimolato, con solo due EP di presentazione, un successo internazionale di effetto devastante, divenendo in breve tempo i beniamini di Pitchfork e suggellando, in questo modo, l’eterno riconoscimento nel confronti di quella scena “alt” che fa tanto “cool”. Basta aprire il website di questi ragazzi per capire che le cose, in casa A Classic Education, sono davvero notevoli: da un forte senso arty che permea ogni cosa che circonda la formazione (dalle foto promozionali al design - checché ne pensiate, miei giovani compatrioti all’esordio, la cosa è a dir poco fondamentale per il riconoscimento oltre confine), sino ad arrivare, ovviamente, alla musica, notando - tra le altre cose - che i Nostri sono appena tornati da un tour di supporto di trenta date con i British Sea Power tra Stati Uniti e Canada.

Cominciamo, dunque, a cucire l’aggettivo “notevole” anche attorno alla proposta sonora, definendo il campo in cui si muovono i Nostri. Prendete la forte fascinazione del classico rock’n’roll alla rockabilly che andava tanto di moda negli anni ’50, unite ad esso il senso minimal dei The Drums e la pacata strafottenza degli Arcade Fire; condite questa base già assai sfiziosa con un’eco di perenne malinconia, un meraviglioso senso di plumbea desolazione dettato dai synth e che riesce ad avvolgere anche brani in corsa ed accelerazione come “Baby, It’s Fine”. Se, poi, ci mettiamo anche il fatto che il disco è stato completamente registrato in analogico in una vecchia cucina col pavimento in legno e solo successivamente rifinito nei Rear House Studio di New York di proprietà di Jarvis Taverniere (uomo già al lavoro con Woods, Vivian Girls, Real Estate, Widowspeak, Ganglians), allora capirete come ogni resistenza nei confronti di questo “Call It Blazing” sia vana.

D’altronde, il gioco riesce sin troppo bene a questi ragazzi, basta ascoltare il violino che anima “Gone To Sea”, la canzone da ballo liceale americano cheek-to-cheek che si trasforma, in meno di tre minuti, in una marcia sostenuta (“Night Howl”), il theremin che ci porta come per magia su una collina al crepuscolo degli anni ’70, dove è bello voler cantare insieme a voi in magica armonia (il capolavoro che è “Place A bet On You”). La band riesce, in soli 38 minuti di durata complessiva dell’opera, ad aggiungere talmente strati e mood cangianti alle proprie composizioni, che si rimane a dir poco attoniti di fronte a tanta ricchezza, tutta costruita, paradossalmente, in sottrazione (ascoltate “Can You Feel The Backwash”) e sfruttando, per questa geniale operazione, tempi assai rapidi che rendono tutto tremendamente efficace.

In definitiva, “Call It Blazing” è la classica opera che si merita ogni riconoscimento sin qui raccolto, ed anche tutti quelli destinati a venire. Gli amanti del pop rock più raffinato non devono assolutamente lasciarsi sfuggire questo disco, così come chiunque sia alla ricerca di un suono fresco ed originale dovrebbe dare a questi ragazzi un attento ascolto, perché nonostante i riferimenti musicali siano chiaramente identificabili e classici - proprio come l'educazione della band - la somma delle parti restituisce un risultato sorprendentemente inatteso.



01. Work It Out
02. Baby, It's Fine
03. Grave Bird
04. Gone To Sea
05. Place A Bet On You
06. Billy's Gang Dream
07. Spin Me Round
08. Forever Boy
09. Can You Feel The Backwash
10. Terrible Day
11. I Lost Time
12. Night Owl

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