Ad un anno di distanza dall’esordio “Romanticismo Dalla Periferia Per Giovani Teppisti”, tornano i Motel 20099 con un disco “registrato come si faceva negli anni ‘60” che possiamo subito definire fulminante.

Fulminante nel proporre, sin dall’incipit di “Impacchettato”, una certa attitudine punk (espressa soprattutto nelle voci meravigliosamente distorte), immediatamente stemperata in un vortice brit pop fortemente perturbato di giovanile elettronica, oppure i Muse che giocano prima a fare prog anni ’70 sul breve ma significativo bridge di “#267”, poi a fare pop all’italiana - senza, tuttavia, abbandonare un riffing serrato ed isterico - su “Moleskine”. Talmente veloci le canzoni di questo “Mono”, che le magnifiche ballad che animano l’opera (“Federicoaldrovandi” - dedicata al giovane francese ucciso da una volante nel 2005 - ed il folk cantautorale che si inserisce in “Quattro Passi”, grazie alla preziosa collaborazione di Umberto Palazzo) hanno il sapore del coitus interruptus, tanto magnifiche da urtare, quasi, nella loro brevità.

Se la tensione melodica fosse rimasta costante lungo tutti i 25 minuti (ve l’avevo detto che il disco è fulminante…) dell’opera, i Mono 20099 avrebbero confezionato un piccolo capolavoro; allo stato attuale delle cose, invece, fisiologici cali di ispirazione sparsi qua e là lungo il lavoro consolidano “semplicemente” lo status di band-sorpresa meritevole di tutta la vostra attenzione.

Poi, non si dice forse che è meglio un lavoro breve ma diretto, che una lungaggine che ti fa annaspare fino ad un’agognata conclusione che tarda ad arrivare? Vedendo certe prolissità che minano molti incisi ultimamente - anche di nomi piuttosto blasonati - direi che la risposta è certamente affermativa…