Nada
Vamp

2011, Infecta Records
Indie

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 09/05/11

Dopo quattro anni di silenzio dallo scorso “Luna In Piena”, torna la cantautrice livornese Nada con questo nuovo e piuttosto atteso lavoro, visto che la Nostra ha una carriera di tutto rispetto alle spalle, con correnti e trasformazioni che la rendono sempre interessante anche oggi che siamo giunti al quindicesimo album di inediti in studio.

C’è un pensiero preciso che mi attanaglia la mente al termine dell’ascolto "Vamp", ed la netta sensazione che se Paola Turci o Gianna Nannini potessero resettare la loro carriera e fare un’opera prima oggi, questa suonerebbe esattamente come questo disco. E questo, per il sottoscritto, è un pesantissimo difetto di intenzioni di un’opera che vorrebbe essere perfetto manifesto della nuova corrente cantautorale della Nostra, ma che, evidentemente, non riesce a staccarsi di dosso un pesante senso di italianità. Voglio dire: in un mondo di cantautrici internazionali che ci stanno facendo amare l’arte della contaminazione più ardita e delle turbolenze più irrefrenabili, per l’ennesima volta noi qui in Italia guardiamo sempre agli stessi modelli, osando giusto quel poco che basta a definire “indie” una proposta, ma non arrivando più in là di quello che questa definizione dovrebbe realmente comportare e, forse, l’ostinata partecipazione di Nada al festival di Sanremo con lo scorso inciso è una prova più che schiacciante di questo “crimine”.

Quindi sì, la definizione che l’artista oggi conferisce alla sua musica è davvero perfetta è va riportata: un miscuglio di cantautorato, una dispettosa vena elettronica che gioca su una sfacciata matrice di ispirazione pop. Il che è vincente sulla carta, ma effettivamente riscontrabile, nel disco, su “La Canzone Per Dormire”, una sguaiata e feroce cantilena dallo spirito selvaggio ed indomito, che si stempera in un ritornello giocoso che non nasconde affatto la rabbia ma, viceversa, la esalta. Il resto, come ho già detto, nasconde, sotto un’abile arrangiamento elettronico, la tipica struttura canzone pop rock del neomelodico italiano, come un grosso fantasma che segue Nada ovunque vada, e per quanti sforzi ella faccia per scacciarlo.

Come lo vogliamo vedere il bicchiere? Mezzo pieno o mezzo vuoto? Se è mezzo pieno, allora Nada Malanima è un’artista (a tutto tondo oltretutto, visto che si occupa anche di arte – sua la cover del disco - e di scrittura) che ha avuto, a differenza di molte sue note colleghe, il coraggio di reinventarsi lungo l’arco di una carriera più che quarantennale, un’artista che, quindi, va premiata per lo sforzo di non apparire (eccessivamente) scontata. Viceversa, se il bicchiere è mezzo vuoto, allora Nada è un’ulteriore manifestazione che il ricambio generazionale, in Italia, è una questione di estrema urgenza per il cantautorato femminile, forse più che per altri generi musicali che sono afflitti dalla stessa piaga.

Prendetela come volete, fatto sta che il bicchiere sempre riempito a metà resta.



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