Neal Schon
The Calling

2012, Frontiers Records
Rock

Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 14/11/12

Deve averci preso gusto, il caro vecchio Neal Schon. Che “Eclipse” sia un disco fortemente “guitar oriented” è un dato di fatto su cui concordano pubblico e critica indipendentemente dai giudizi di valore. Eppure l’ultima fatica dei Journey non è bastata a placare la sua voglia di correre lungo il manico della chitarra, libero dai vincoli che un nome pesante finisce sempre in qualche modo per imporre. Se è vero che l’appetito vien mangiando, allora "The Calling" è il piatto giusto per una grande abbuffata. Non fatevi ingannare da chi considera dischi come questo inutili riempitivi, il fatto che sia stato registrato in appena quattro giorni è ulteriore conferma della prolificità che caratterizza questa fase della carriera di Schon. Che fosse un artista versatile lo sapevamo già, ma che lanciasse la sfida al mondo dei guitar hero erano in pochi ad aspettarselo. “The Calling” è un lavoro cui non difettano varietà e spontaneità, caratteristiche imprescindibili per chi vuole cimentarsi nel campo dei dischi strumentali. Scommessa vinta su tutta la linea quindi, Schon dà libero sfogo a tutte le sue pulsioni piazzando alcuni colpi da maestro e non senza sorprendere.
 
Se il richiamo alle origini latin jazz, coltivate in giovane età alla corte di Carlos Santana, potrebbe sembrare un atto dovuto, meno scontata è la presenza di episodi sperimentali come “Fiftysix” o semplicemente incatalogabili alla maniera di “Backsmash” e “Transonic Funk”. La scala di “Irish Field”, inattesa incursione nei verdi prati d’Irlanda, stupisce quanto la notizia del rinnovato sodalizio, per l’occasione, con l’ex batterista dei Journey Steve Smith, che costituirà motivo di sicuro interesse per i fan della band. Chi conosce Neal Schon conosce bene la sua capacità di emozionare con pochi fraseggi: accade anche qui in pezzi come “Six Strings Waltz” e “True Emotion”, note ad alto coefficiente emozionale suonate con la maestria dei grandi chitarristi. L’ombra di Santana torna prepotentemente nella conclusiva “Song Of The Wind II” che richiama in maniera efficace le atmosfere polverose di “Caravanserai”.
 
"The Calling" è un disco vario, originale e tutt’altro che superfluo, promosso a pieni voti sotto tutti i punti di vista, e chissà che per il prossimo capitolo dei Journey il buon Neal Schon non trovi qualche spunto proprio fra i solchi di questo disco…




01. The Calling
02. Carnival Jazz
03. Six String Waltz
04. Irish Field
05. Back Smash
06. Fifty Six (56)
07. True Emotion
08. Tumbleweeds
09. Primal Surge
10. Blue Rainbow Sky
11. Transonic Funk
12. Song Of The Wind II

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