Articolo a cura di Domenico Di Giacomo.
C'è Danny Worsnop, carismatico frontman degli Asking Alexandra; c'è Jeff George, ex chitarrista di Sebastian Bach; ci sono Brian Weaver dei Silvertide, e Bruno Agra, batterista dei Revolution Renaissance. Insomma, ci sono i We Are Harlot. Il background dei quattro è decisamente ricco e variegato: metalcore, post-grunge, power metal, hair metal, e chi più ne ha più ne metta. Il risultato? Un buon disco hard rock dal sound aggressivo, fatto di riff classici e chorus da stadio. ("The One" è un esempio emblematico).
Nulla di troppo elaborato o ricercato, ovviamente; del resto, lo scopo della band sembra chiaro: non prendersi troppo sul serio, e soprattutto divertirsi ("Ci sono band che si prendono davvero troppo seriamente, nessuno che ride, nessuno che si diverte sul palco, salgono, suonano e se ne vanno, ma noi vogliamo tornare ad altri tempi, come i Van Halen, a noi importa divertirci quando suoniamo".)
Worsnop è decisamente a suo agio con la nuova formazione e con il nuovo stile: il cantante, che già aveva dimostrato il suo valore nella fortunata esperienza con la sua precedente band, dà prova di grande padronanza e versatilità, districandosi fra reminescenze screamo ("Flying too close to the sun") e un sound più pulito ed espressivo ("Dancing on the nails", "Denial", "DLT").
Nel complesso, gli 11 brani (37 minuti in tutto) risultano un piacevole ascolto. Grande energia, ritmo e perché no, anche una buona dose di strafottenza. E per non farci mancare nulla, alla fine c'è anche spazio per una ballad.
Insomma, questi sono i We Are Harlot. Buona la prima!