Compito fondamentale se non unico di un live album è permettere a chi non c'era di unirsi al pogo, sentirsi sudato, con in tasca il passe-partout per un evento imperdibile. E invece purtroppo dovevi lavorare fino a tardi.
Ci riesce Let's Boogie (Live From Telia Parken)? Alla grande, e qui nasce un'altra domanda. Quanto ottimo materiale può contenere una scaletta dei Volbeat nel 2018? Tanto. C'è solo l'imbarazzo della scelta, potendo pescare dai 6 lavori in studio del gruppo ormai maggiorenne, magari non troppo camaleontici ma comunque pieni zeppi di ottimo e perfettamente eseguito melodic metal. La terza ed ultima è: dove diavolo si trova il Telia Parken? La risposta è in Danimarca, paese d'origine della metal band di Michael Poulsen, che dallo scorso agosto può vantare un risultato tutto home made: il record per il più grande show di un artista nazionale in Danimarca con quasi 50 mila persone presenti all'appello. Se prima non eravamo consapevoli di cosa o dove fosse, ora non abbiamo più scuse. Consapevoli dell'importanza della serata band e pubblico diventano sin da subito un unicum, obiettivo far sì che quella del 23 agosto diventi una data i cui avvenimenti possano essere tramandati, sotto forma di mp3, a chi ha commesso l'errore di non esserci. Non è al contrario un errore aprire con "The Devil's Bleeding Crown", canzone figlia di un padre di successo quale "Seal The Deal & Let's Boogie" (2016), di cui i Volbeat intendono continuare i festeggiamenti nonostante due anni siano già passati dal lancio. Poulsen padroneggia come suo solito voce e pubblico, in un mix di inglese e danese, lasciando che a riempire l'aria dell'arena sia la chitarra lanciatissima di Rob Caggiano.
La melodicità di brani come "Radio Girl" e della ancor più sfacciatamente pop "Lola Montez" occupa l'incipit di uno show che ingrana veramente la marcia con il binomio "Sad Man's Tongue" / "16 Dollars", con le quali il boogie citato nel titolo entra davvero in scena. È un pubblico caldo quello del Telia Parken, costantemente infervorato dal frontman e cosciente che quella sera si sta scrivendo la storia, della band e della cittadina. Pensando ancora più in grande, dell'intera Danimarca. Esagerato? Musicalmente parlando, no. Che si tratti di una festa lo esplicita "For Evigt": coriandoli bianchi, mille piccole luci, l'intreccio di voce maschile e femminile, quella di Mille Petrozza, sul finale. Alle feste si invitano gli amici, e che amici: Johan Olsen, Danko Jones e persino Lars Ulrich si uniscono alla band nel corso della serata, rendendo il risultato finale ancora più memorabile. Proprio l'omaggio ai Metallica, sulle note di "Enter Sandman", risulta tutt'altro che banale. Non prova soltanto la riconoscenza della band verso i mostri sacri del genere, ma riesce anche nel difficile compito di celebrare un brano immortale senza, come spesso accade con le cover di alto livello, diventare una parentesi facilmente trascurabile. Perché è più veloce, più esagerata, più Volbeat. È Lars ad adattarsi, non il contrario. Poco spazio, ed è strano, trovano le canzoni dell'esordio "The Strength/The Sound/ The Songs", considerando la loro importanza effettiva ma anche simbolica in un concerto simile: se non fosse per l'arrabbiata "Pool Of Booze, Booze, Booza" non ve ne sarebbe traccia. "Still Counting" chiudeva il fortunatissimo "Beyond Hell/ Above Heaven" (2010) ed è chiamato a chiudere anche il concerto in questione, l'ultima cavalcata di una setlist senza pause.
Il quarto live album dei Volbeat riassume fedelmente, ancor meglio degli altri, lo spirito di quelli che sono già 13 anni di onorata carriera, e va ad ingigantire un nome che è diventato negli anni sinonimo di qualità ed alte aspettative. Una festa da gustare durante le feste. Meglio, tutto l'anno. Tutti gli anni.