Si ringrazia Marco Sorgato per la collaborazione.
La stagione musicale del nevischio è una costante. È un fardello con cui gli artisti condividono pazientemente la vita, è un demonio con cui chi manipola ispirazione ha già sancito un patto a priori. È il magazzino dei dischi impolverati in cui andare alla ricerca della luce senza sapere dove trovarla, senza sapere davvero cos'è la luce.
Il nevischio non permette catalogazioni: c'è la musica pop, c'è la musica rock, c'è la musica psichedelica, c'è la musica elettronica e c'è la musica e basta. Poi c'è la musica dei Verdena. La potremmo chiamare "musica del Pollaio" perché lì viene concepita, partorita, curata, registrata e portata allo scoperto. Aberto, Luca e Roberta riescono a sfuggire ad ogni categoria di mercato, a comporre in maniera libera dando sfogo ed ascolto solamente alla loro creatività e, parallelamente, si confermano come la band più attesa del panorama musicale italiano contemporaneo. Raffinato e selvaggio, il gigante Verdena una volta ogni tre-quattro anni scende dal monte nascosto dal nevischio e dalla biodegradabilità del commericio, e regala al mondo il prodotto del suo genio.
Questa volta gli anni sono quattro, merito delle complicazioni dovute alla rottura del registratore analogico con cui sono incisi i loro lavori e grazie alle quali le canzoni dell'album si sono moltiplicate rendendo necessaria la partizione in due volumi.
Ringraziamo la storia e la sorte.
Carezze e ceffoni: dalle melodie pop di "Rilievo", "Diluvio" e "Nevischio" - prodotto e registrato da Marco Fasolo dei Jennifer Gentle - ai riffoni di basso e chitarra ultradistorti e stoner di "Puzzle", "Derek" e "Inno Del Perdersi", il tutto adagiato in un letto di synth melodiosi squassati dal reparto percussivo. C'è un nuovo elemento: il piano a muro. Il suono si fa più terreno e meno etereo che in "Wow". Un pedale per effetti vocali va in sostituzione ai cori, e c'è distorsione. Distorsione ovunque. Basso, chitarra, batteria, voce, tastiere, il mondo, l'aldilà: tutto è distorto. Compare anche la drum machine che in "Sci Desertico" ci trascina di peso in atmosfere post apocalittiche e stranianti.
Se disponete di vile denaro e volete farvi un viaggio, procuratevi "Endkadenz Vol. 1" e lasciate stare i voli low cost. Niente check in e check out: questo disco vi porterà ovunque.
Di sicuro, fuori dal nevischio.