Chi trova un amico trova un tesoro, dice il noto proverbio, figuriamoci chi poi lo ritrova a distanza di anni, quando ormai sembravano perse le speranze…Michael Kiske e Kai Hansen possono gridare a squarciagola questa grande verità, perché proprio quando le rispettive carriere sembravano giunte al fatidico binario morto, ecco come per magia rinnovarsi il sodalizio tanto atteso per la felicità dei fans. Il frutto della ritrovata sinergia è stato il primo full length degli Unisonic (2012) che tanto successo aveva riscosso sia in termini di pubblico che di critica. “Light Of Dawn” segue di due anni il fortunato debutto e pur orientandosi su lidi più metallici del predecessore, non scombussola più di tanto le carte già giocate due anni orsono.
Le lancette dell’orologio si posizionano da subito sul 1988, come si può evincere dalla opener “Your Time Has Come” e dai suoi inevitabili richiami alle sonorità dei due “Keeper…” caposaldo imprescindibile per chiunque voglia addentrarsi nel mondo del power metal teutonico. Contro ogni pronostico, l’apporto compositivo delle due ex zucche è quasi del tutto nullo, basta dare un'occhiata ai credits per vedere che “Light Of Dawn” è tutta farina del sacco di Dennis Ward, eclettico bassista che per l’occasione confeziona per la premiata ditta un vestito su misura a tocchi di power metal, hard rock e suoni al passo con i tempi quanto basta per rendere il disco godibile e attuale. Il passato fa capolino spesso, a cominciare da quella “For The Kingdom” già presente nell’omonimo EP, ma senza per questo compromettere il risultato finale. La voglia di scrivere refrain accattivanti è ancora forte e si concretizza con “Not Gonna Take Anymore” mentre in “Exceptional” ripercorre la strada battuta dai Judas di “Turbo” con ottimi risultati. La vena hard rock che tanto emergeva nel disco precedente appare smussata, meno tentazioni AOR e più epicità insomma, rafforzata dalle avvincenti melodie di pezzi come “Night Of The Long Knives” e “When The Deed Is Done”. Più mature nel complesso le linee vocali di Kiske, mentre notevole è il lavoro alle chitarre di Hansen e Mandy Meyer che non mancano di farsi sentire con graffianti sequenze di riff.
La voce di Michael Kiske resta un piacere da sentire e il leader dei Gamma Ray continua ad apparire molto più a suo agio col suo vecchio compagno che non con la sua creatura. “Light Of Dawn” mantiene insomma tutte le promesse, piacerà alla vecchia guardia, ma non resterà indifferente neppure a chi hai piedi ben piantati nel presente. Un ottimo e gradito comeback.
Le lancette dell’orologio si posizionano da subito sul 1988, come si può evincere dalla opener “Your Time Has Come” e dai suoi inevitabili richiami alle sonorità dei due “Keeper…” caposaldo imprescindibile per chiunque voglia addentrarsi nel mondo del power metal teutonico. Contro ogni pronostico, l’apporto compositivo delle due ex zucche è quasi del tutto nullo, basta dare un'occhiata ai credits per vedere che “Light Of Dawn” è tutta farina del sacco di Dennis Ward, eclettico bassista che per l’occasione confeziona per la premiata ditta un vestito su misura a tocchi di power metal, hard rock e suoni al passo con i tempi quanto basta per rendere il disco godibile e attuale. Il passato fa capolino spesso, a cominciare da quella “For The Kingdom” già presente nell’omonimo EP, ma senza per questo compromettere il risultato finale. La voglia di scrivere refrain accattivanti è ancora forte e si concretizza con “Not Gonna Take Anymore” mentre in “Exceptional” ripercorre la strada battuta dai Judas di “Turbo” con ottimi risultati. La vena hard rock che tanto emergeva nel disco precedente appare smussata, meno tentazioni AOR e più epicità insomma, rafforzata dalle avvincenti melodie di pezzi come “Night Of The Long Knives” e “When The Deed Is Done”. Più mature nel complesso le linee vocali di Kiske, mentre notevole è il lavoro alle chitarre di Hansen e Mandy Meyer che non mancano di farsi sentire con graffianti sequenze di riff.
La voce di Michael Kiske resta un piacere da sentire e il leader dei Gamma Ray continua ad apparire molto più a suo agio col suo vecchio compagno che non con la sua creatura. “Light Of Dawn” mantiene insomma tutte le promesse, piacerà alla vecchia guardia, ma non resterà indifferente neppure a chi hai piedi ben piantati nel presente. Un ottimo e gradito comeback.