Train
Bulletproof Picasso

2014, CBS Records
Pop Rock

Alla ricerca di un singolo che traini una Cadillac in fiamme. E una storia vera.
Recensione di Francesco De Sandre - Pubblicata in data: 20/09/14

Potrei parlarvi dei Train, della loro storia di amicizia e passione, del loro settimo album di studio, della loro incessante ricerca del singolo giusto, di cosa spinga Pat Monahan a scrivere le stesse cose da almeno vent'anni, di come Pat conviva con il suo chiaroscuro ruolo di Pop Rock Star. Di come i Train siano ossessionati dal rincorrere il successo di "Save Me, San Francisco" del 2009 ("Hey Soul Sister", "If It's Love"), l'apice di una carriera elevata dal calore di popoli e culture, che fu tale proprio perché raccontava esperienze sincere e reali, potenti e toccanti. Oppure potrei spiegare come il genere umano non riesca a sua volta ad evolversi e a migliorare, e contestualmente rimanga attratto sempre dalle stesse entità più o meno inutili.

 

Ma dato che "Bulletproof Cupid" è un disco registrato dai Train quasi esclusivamente per i propri fans, ascoltando la traccia finale "Don't Grow Up So Fast", racconterò una vera storia anche a chi conosce poco la formazione californiana. O anche a chi non vuole conoscerla.

 

Pochi giorni fa due giovani ragazzi francesi decisero di fare un viaggio in macchina per tutta l'europa. Una Peugeut 307. Sylvie e Xavier stanno insieme da qualche anno, lei è dolce e piena di ansie, lui è simpatico e sicuramente fuori dagli schemi. Arrivano a Venezia e dopo una giornata speciale decidono di dirigersi verso Verona per fare tappa poi al Lago di Garda. Dall'autostrada i due notano delle luci in lontananza: decidono di uscire ed arrivano in un piccolo paese dove si sta tenendo la tradizionale festa paesana, con migliaia di attrazioni e colori che prima catturano e poi disorientano di due avventurieri. Xavier non resiste e rapito dall'atmosfera della festa si lascia andare a qualche bicchiere di troppo, Sylvie vuole conoscere quel paese e si incammina per le luminose vie del borgo, fino a perdersi. Non più insieme, lontani dalla loro auto, disorientati ed impauriti, come due fiori dello stesso campo che resistono ad un violento temporale, non riescono a rivedersi. E nelle situazioni di ansia spesso le decisioni d'impulso si rivelano sbagliate: Sylvie raggiunge la strada principale e, senza conoscere una parola di italiano, tenta l'autostop fino alla stazione dei treni più vicina, vuole tornare in Francia, non ha più nulla se non la sua carta di credito. Xavier non è nelle condizioni di ragionare lucidamente e si addormenta a terra. La notte trascorre, il paese prima si svuota e poi si risveglia. Il mattino seguente qualcuno fortunatamente si accorge di Xavier.

 

Esistono gli angeli? Esiste qualcosa o qualcuno che veglia su di te e ti soccorre nel momento in cui tutto sembra perduto? I Train di Pat Monahan credono di sì. Sylvie non lo ha mai creduto. Xavier non è il tipo da riflessioni troppo profonde. Chi ha appena soccorso Xavier riesce a mettersi in contatto con Sylvie, che ha già un piede sul treno in partenza, e nel giro di poche ore i due innamorati, così leggeri da essersi lasciati trasportare dallo scorrere del torrente della vita, si ricongiungono e ripartono per nuove avventure.

 

La Cadillac in fiamme dei Train è la Peugeut disastrata dei ragazzi francesi: un contenitore mobile ed incandescente di aneddoti, magia ed esperienze. E se i Train continuano e continueranno a raccontare le loro disco dopo disco, anche la storia di Xavier e Sylvie meriterebbe di finire in qualche canzone.





01. Cadillac, Cadillac
02. Bulletproof Picasso
03. Angel in Blue Jeans
04. Give It All
05. Wonder What You're Doing for the Rest of Your Life
06. Son of a Prison Guard
07. Just a Memory
08. I'm Drinkin' Tonight
09. I Will Remember
10. The Bridge
11. Baby, Happy Birthday
12. Don't Grow Up So Fast

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