Testament
Titans Of Creation

2020, Nuclear Blast
Thrash Metal

Una volta di più, i Testament dimostrano di meritare la reputazione che li circonda
Recensione di Matteo Poli - Pubblicata in data: 03/04/20

Sarebbe bello poter essere sempre giusti, obiettivi, equilibrati. Eh già. Poi però capita spesso che il cuore faccia lo sgambetto alla mente ed ecco: addio equilibrio. È proprio il caso nostro, mentre ci accingiamo a recensire "Titans Of Creation", ultima fatica dei Testament, leggenda del Bay Area Thrash from Frisco. Già, perché non bastasse l'amore, la stima, il rispetto che portiamo da sempre alla combo californiana, la recente notizia di Chuck Billy - già sopravvissuto a un seminoma nei primi 2000 - ricoverato per covid-19, poi dimesso dopo la recessione del male, ci rende ancora meno obiettivi. Fatto sta che, ascolto dopo ascolto, a noi sembra che con questa ultima fatica discografica i Testament abbiano dato davvvero tutto il loro meglio. 


Partiamo dalla confezione. "Titans Of Creation" è stato prodotto da Chuck Billy e Eric Peterson, rispettivamente voce e chitarra ritmica, mentre Juan Urteaga dei Trident Studios si è occupato della co-produzione e della registrazione. Il genio Andy Sneap, al momento diviso tra la carriera di produttore e di chitarrista dei Judas Priest, ha poi mixato e masterizzato il disco. Ancora una volta, Eliran Kantor ci fa sognare con una cover suggestiva e vagamente espressionista. Insomma, dal punto di vista produttivo di meglio era impossibile chiedere. Passando ai temi dell'album, la band si lancia in un suggestivo concept che ha il suo nucleo nei quattro elementi della fisica aristotelica: aria, acqua, terra, fuoco. Proprio come gli elementi di questo pianeta prosperano all'interno di tutte le creature viventi, ciascun musicista del gruppo rappresenta una componente necessaria del crogiuolo musicale. La band ha, per altro, pubblicato su YouTube una serie di trailer in cui ciascun membro della band parla dei propri elementi: Alex Skolnick d'aria, Steve Di Giorgio di terra, Eric Peterson del fuoco, Chuck Billy dell'acqua ma anche di tutti gli altri elementi messi assieme. Gli estremi tra cui si muove il lavoro sono la creazione e, naturalmente, il suo opposto: la distruzione. Aggiungiamo che forse, ci perdonino i Testament, è la distruzione la loro specialità.


Addentrandoci tra le 12 tracce, al lustro della confezione corrisponde quello dei brani: un concentrato di gusto, professionalità, violenza sonora e puro e sano divertimento thrash che di questi tempi oscuri sembra quanto mai auspicabile e giustificato. Chuck Billy commenta: «Sono passati mesi dal mixaggio finale di 'Titans Of Creation' e siamo impazienti che i fan lo ascoltino. Ci abbiamo messo molto in questo album e alla fin fine questo è un disco che sta in piedi da solo.» Che i Testament siano, tra le altre loro qualità, estremamente divertenti non è certo una sorpresa né una novità, come ben sa tanto chi li segue fedelmente dal loro esordio dell'83, quanto chi li ha visti in azione sul palco almeno una sola volta, e che quindi si è trovato - magari con sua sorpresa - marcio di sudore a saltare come un ossesso al ritmo irresistibile del loro talento. Siete fieri della vostra messa in piega? "Children Of The Next Level" vi spettinerà senza rimorsi. Siete pacifisti impenitenti? "World War III" vi arruolerà nel suo esercito. La doppia cassa vi tedia? Gene Hoglan l'Orologio Atomico vi farà cambiare parere con "Dream Deceiver". Siete restii alla superstizione e alla magia? Con "Night Of the Witch" prenderete parte a un sabba di streghe dagli occhi iniettati di sangue. Un attimo di fiato (si fa per dire) con il poderoso midtempo di "City Of Angels" per poi ritrovarci scaraventati davanti all' "Ishtars Gate", in adorazione dell'antica dea babilonese dell'amore, della fertilità, del sesso e della guerra. Con "Symptoms" - brano quanto mai attagliato ai tempi che corrono - torniamo al midtempo ma la pace è apparente e la forsennata "False Prophet", in coppia con la successiva "The Healers", prosegue la storica crociata anti ipocrisia religiosa che la band conduce almeno dai tempi di "Practice What You Preach". "Code of Hammurabi" ci trasporta nuovamente dalle parti di Babilonia, l'assalto si fa stringente, "Curse Of Osiris" ci accerchia per lasciarci esangui ai piedi di "Catacombs".


Non una nota stonata, non un riempitivo, non un cedimento. A dimostrare che quando la band lavora con cura al songwriting il risultato non può che essere esaltante. L'album verrà pubblicato il 17 aprile in UK, Irlanda, Francia, Benelux, Spagna e Italia, mentre nel resto del mondo sarà disponibile già da venerdì 3 aprile. Da consumare fino allo sfinimento.





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