Il problema principale di cui soffrono da sempre John "CJ" McMahon e soci risiede nella formula ripetitiva delle loro canzoni: cliché politico-religiosi nelle liriche, fraseggi ripresi da release precedenti, pesanti breakdown dall'astuta collocazione fisica. Prendiamo "Make America Hate Again", pezzo praticamente identico a "Puppet Master" e costruito senza alcun tentativo di nascondere l'autoplagio: di certo, non un buon salvacondotto. A prescindere da ciò, l'opus contiene comunque un pugno di tracce di discreta caratura. La title track e "Death Squad Anthem", nonostante logori momenti in stile Meshuggah, si avvalgono di riff dal piglio accattivante, le raffiche ibride di "Voyeurs Into Death" aprono varchi oscuri tra le macerie interiori, "Atonement" brulica oppressione e Apocalisse, "Chemical Christ", sorprendentemente melodica, unisce in modo mirabile suspense e atmosfera. Il resto, purtroppo, è pura comfort zone, non delle migliori e con gli evidenti limiti del caso.
Lungi dal realizzare l'album svolta della carriera, i Thy Art Is Murder prediligono l'usato sicuro all'azzardo del rinnovamento: scelta consapevole o meno, il risultato non lascia davvero soddisfatti. Per le eterne promesse il conto alla rovescia inizia prima del tempo.