The Wonder Years
The Greatest Generation

2013, Hopeless Records
Punk Rock

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 18/07/13

Cosa succede quando prendi un disco che è punk ma non troppo, pop ma neanche tanto, skate quando capita, rock dall'inizio alla fine e un tot di altre cosette qui e lì? I casi sono due: o è una boiata pazzesca di fantozziana memoria, o è un disco piacevole e giusto giusto adatto alla stagione. Indovinate in qualche categoria rientra “The Greatest Generation” dei The Wonder Years.


Ecco, se avete detto nella seconda avete indovinato giusto. Anche se uscito la scorsa primavera, questo è il classico disco estivo, pieno di brani che diventerebbero dei potenziali tormentoni se passati in radio. Vi ricordate quante volte si sentiva per radio o su MTV “What's My Age Again” qualche anno fa? Siamo allo stesso livello di orecchiabilità. Meglio, più che ai Blink-182 sarebbe opportuno paragonarli a band (ormai defunte, purtroppo) come Something Corporate e Yellowcard, tanto per capirci e mettere un bel punto di riferimento. Ad ogni modo, i The Wonder Years, giovane band nativa della Pennsylvania che prende il nome da una nota serie televisiva di fine anni 80 (in Italia venne trasmessa col nome di “Blue Jeans”), spiccano il volo col quarto album regalandoci il classico bel disco estivo, fresco, divertente ma con i suoi bei momenti di serietà che non guastano mai, scanzonato ma con del contenuto, senza essere pedante. Insomma, il classicissimo disco pop punk con tutti gli elementi al posto giusto, pieno di spunti presi da altre band (perché è normale che succeda) ma sistemati in modo tale da ottenere un sound personale e, benché non foriero di grandi novità, che evita qualsiasi tendenza alla ripetizione e non cede alla scopiazzatura facile.


Ovviamente non sono tutte canzoni degne di essere trasformate in singoli – sarebbe difficile fare una cosa del genere, anche con tredici pezzi ben costruiti – ma il disco è sicuramente pieno di brani molto belli e ben eseguiti. E che si distaccano dalla normalità. Forse l'unica grossa pecca dei Nostri è la loro tendenza al manierismo, tant'è che ad un ascolto un po' più approfondito “The Greatest Generation” sembra quasi studiato a tavolino per risultare carino senza eccellere. Chissà cosa avrebbero combinato, se avessero osato di più.





01. There, There
02. Passing Through A Screen Door
03. We Could Die Like This
04. Dismantling Summer
05. The Bastards, The Vultures, The Wolves
06. The Devil In My Bloodstream
07. Teenage Parents
08. Chaser
09. An American Religion
10. Madelyn
11. A Reaindance In Traffic
12. Cul-De-Sac
13. I Just Want To Sell Out My Funeral

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