Il dibattito su chi siano effettivamente gli autentici McKenzies è acceso dall'inizio degli anni '90, quando un'intuizione geniale unita alla solida tradizione celtica partorì una scena simpatica ed assolutamente valida, che ad oggi alimenta le radici di un Folk disperso, facendo però sorgere un quesito pericoloso: il Punk in cornamusa ha ancora un senso culturale o artistico? Li si perdona, perchè sono sempre lì, sotto pioggia e freddo, a cantare e a ballare nella loro rivolta - e mai soli, vista la copiosa affluenza festante sotto ogni loro palco - ma "Rats in the Burlap" è tutt'altro che un disco riuscito. Il flop di una band che della propria discografia non si è mai troppo vantata fa, indipendentemente dai giudizi telematici, riflettere sul vero senso di un genere come il Celtic Punk, di cui i McKenzies - per onore e carriera - sono e sempre saranno pionieri indiscussi. Il nono di Paul McKenzie e associati è scialbo, privo di grinta, emozione e invettiva sociale, anzi, peggio, carico solo di contenuti al limite del trash. Il lampo di luce di "10'000 Shots" - l'unico valido e meritevole di citazione dopo il successo degli esordi - rimane un ricordo ancorato nel 2005. Ora, usciti straniti dallo studio, The Real McKenzies sembrano imitazioni di loro stessi. L'unica cura può forse essere l'ennesima partenza sulla carovana dei live, ma la domanda scaturita dall'ascolto di quello che doveva essere un importante punto di arrivo rimane, spiacevolmente, aperta.