Anche nell'epoca in cui, a detta di molti, rock e metal non riescono più a riscuotere uguali consensi rispetto ad alcuni decenni fa, il mondo musicale è ancora ricchissimo di band che continuano a guardare con nostalgia al passato, dando voce ancora oggi a un genere che nonostante tutto non smetterà mai del tutto di essere apprezzato. Gli statunitensi Sanhedrin rientrano senza alcun dubbio nella categoria. Il trio di Brooklyn, composta da Erika Stoltz (voce e basso), Jeremy Sosville (chitarra) e Nathan Honor (batteria), dopo il buon esordio "A Funeral For The World", ripubblicato l'anno scorso da Cruz Del Sur Music, ha composto e registrato immediatamente il secondo full-length: "The Poisoner".
Come prevedibile, il lavoro non riserva grosse sorprese riguardo al genere proposto. I tre prendono ispirazione a piene mani dalla NWOBHM, inserendo sfumature doom. Il risultato è un lavoro apprezzabile, a patto che si scenda a compromessi con l'atto di trovarsi davanti a brani un po' anacronistici. Nonostante questo, i pezzi sono ben costruiti e quasi tutti si diversificano verso diversi elementi e strutture. A farsi notare in primo piano è anche la voce leggermente androgina della Stoltz, capace di dire caratterizzare ogni brano. Tra gli highlights di "The Poisoner" si posiziona la title track, lungo brano che si articola tra arpeggi, riff incisivi e accelerazioni improvvise. Più dirette e veloci, ma comunque di buon livello sono "For The Wicked" e "Blood From Stone", mentre il trio si avvicina a suggestioni prog con "Meditation (All My Gods Are Gone)", forse il pezzo più articolato, ma comunque piacevole e orecchiabile.
Forse una produzione meno grezza avrebbe esaltato maggiormente l'insieme di suoni proposto, ma se l'intento è quello di far rivivere l'epoca passata anche dal punto di vista dei suoni, allora l'obiettivo può dirsi raggiunto. Tirando le somme siamo davanti a un buon lavoro, con il quale però la band avrà difficoltà a farsi notare dal panorama mainstream, soprattutto europeo. Viste le potenzialità mostrate in questi primi due album, l'augurio è che il trio possa sviluppare in futuro un sound più incisivo e personale, distaccandosi dai mostri sacri da cui per ora hanno sempre tratto ispirazione.