The End Machine
The End Machine

2019, Frontiers Music
Hard Rock

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 18/03/19

Quando per la prima volta si diffuse la notizia che tre dei membri dei Dokken erano pronti a unirsi con il vocalist dei Warrant Robert Mason al fine di dare forma al moniker The End Machine, le papille uditive degli ascoltatori hanno debitamente iniziato a salivare: il solo dubbio riguardava il pericolo di ritrovarsi tra le mani un debut album figlio fedele dei Lynch Mob e nipote troppo stretto della band del grande assente, ovvero il buon vecchio Don Dokken. Indubbiamente l'influenza degli storici gruppi suddetti non manca: nel complesso, però, "The End Machine" suona abbastanza autonomo e variegato e, nonostante non mostri in bella vista hit di notevole spessore, il disco appare un discreto compendio di hard rock in grado di destare interesse e, perché no, anche di alimentare speranze di prodigiose reunion.
 
Le delicate dissolvenze dell'opener "Leap Of Faith" possiedono quella confortevole spavalderia di cui George Lynch si mostra fedele interprete in virtù di un meraviglioso assolo capace di sgretolare muri di cemento armato. L'up-tempo "Hold Down", arricchita da eleganti sciabolate di slide guitar, offre soprattutto il fianco alle frenetiche rullate di batteria di Mick Brown, mentre "No Game", che nell'intro sembra ospitare Angus Young alla sei corde, rallenta i giri, facendo della regolarità la propria costante. Se le linee di basso convulse e minacciose di Jeff Pilson, poi, guidano l'heavy blues di "Bulletproof", le atmosfere dark di "Burn The Truth" e le pulsioni pseudo-industriali di "Alive Today", tocca a "Sleeping Voices" colpire davvero nel segno, con quelle chitarre acustiche e le cadenze da semi-ballad che rimembrano gli Skid Row più romantici di metà anni ‘80. Pochi sussulti invece per il resto dei brani, a eccezione della conclusiva "Life Is Love Is Music", scontata certo, eppure così radio friendly da suscitare immediata empatia.
 
I The End Machine, dunque, realizzano un esordio omonimo privo di grossi difetti, malgrado qualche eccessivo scivolamento nel prevedibile: niente di straordinario, s'intende, ma una serie di tracce dal tiro frizzante e sovente spolverate da un groove decisamente contagioso. Con un occhio alla tradizione e l'altro al futuro remoto.




01. Leap Of Faith
02. Hold Me Down
03. No Game
04. Bulletproof
05. Ride It
06. Burn The Truth
07. Hard Road
08. Alive Today
09. Line Of Division
10. Sleeping Voices
11. Life Is Love Is Music

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