Switchfoot
Where The Light Shines Through

2016, Universal Music
Alternative Rock

Recensione di Alessandra Manini - Pubblicata in data: 27/09/16

"Switchfoot", come un repentino ed imprevedibile cambio di direzione, un'associazione di idee nebulose che perseverano controtendenza alla ricerca di un suono nel quale riconoscersi, una ricerca senza sosta quella della band formata dai fratelli Foreman, il frontman Jon, voce e chitarra ritmica, e Tim al basso elettrico, accompagnati da Chad Butler alla batteria e dai chitarristi Jerome Fontamillas alla ritmica ma anche alle tastiere e dal solista Drew Shirley. Un nome enigmatico quello della band californiana alternative, che riassume perfettamente il profilo del gruppo, una scelta criptica con un riferimento allo sperimentalismo che da sempre li ha contraddistinti nei diciannove anni di attività, tra gli incessanti tour e una produzione discografica liquida, dal surf - punk dell'album d'esordio The Legend of Chin, al successivo e continuo altalenarsi tra post - grunge e prog - rock reso possibile dall'innesto dei chitarristi Jerome Fontamillas e Drew Shirley rispettivamente nel 2003 e nel 2005, in concomitanza con l'uscita di "The Beautiful Letdown" e "Nothing is Sound".

 

Gli Switchfoot rompono il silenzio degli ultimi due anni con il decimo album della propria produzione, facendosi beffa del tempo e costruendo un ponte tra passato e futuro.
"Where The Light Shines Through" è un ossimoro della realtà che si manifesta. Il frontman Jon lo ha definito "un album di luce che nasce ironicamente nel momento più buio"; a questo proposito gli Switchfoot non hanno mai nascosto l'aspetto personale nei propri lavori, esplorando lo spazio dell'interiorità e lo spettro dell'intimità.
"Holy Water" apre l'album, si presenta con un suono denso e compatto nel quale tutti gli strumenti riescono a trovare il giusto spazio, bilanciati dalla timbro di Foreman che non lascia mai nulla di incompiuto, trasmettendo le proprie domande a chiunque ascolti il brano; un brano il cui titolo "Acqua Santa" sembra legato a doppio filo ad un secondo brano dell'album: "The Day that I Found God", il quale si fa portavoce del dolore e della paure comuni, regalando un messaggio per "le speranze ed i sogni che vengono abbandonati".
"Float" ha una storia tutta da raccontare, si ispira ad un amico del frontman, che descrive la canzone come "un inno all'incoraggiamento, per tutti coloro che combattono; per i sognatori e soprattutto per coloro che si sentono scoraggiati; non mollare, resistendo alla tentazione di diventare cinici ed apatici, continuando ad amare, per continuare a sperare".

 

Senza tempo e senza limiti, in questo album gli Switchfood propongono pezzi tutti da "saltare" come "Healer Of Souls", trovando spazio anche a delle solide influenze Indie tra le note dei 12 brani del nuovo album, senza dimenticare l'inconfodibile presenza delle tastiere e del sintetizzatore in brani come "Hope is The Anthem". Da sottolineare l'alchimia sempre incredibile fra i tre chitarristi che riescono a creare con diciotto corde un unico corpo melodico dove allo stesso tempo restano ognuno con la propria personalità perfettamente riconoscibili.
"Where the light shines through" e "I Won't to Let You Go" ci riportano alle sonorità dissolventi che rendono identificabile la band, brani melodici ed accattivanti, capaci di "Shake This Feeling"; ed in un certo senso sorprendendoci, facendoci trovare gli introspettivi anticonformisti dell'alternative, che festeggeranno i vent'anni insieme nel 2017 con la consueta energia e voglia di trasmettere qualcosa di emotivamente importante al proprio pubblico. "Don't hide your wounds. The wound is where the light shines through"





01.Holy Water
02.Float
03.Where the Light Shines Through
04.I Won't You Let Go
05.If The House Burns Down Tonight
06.The Day That I Found God
07.Shake This Feeling
08.Bull in a China Shop
09.Live it Well
10.Looking for America
11.Healer of Souls
12.Hope is the Anthem

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