Stoop
Somewhere

2012, Youthless Records
Alternative Rock

Recensione di Alberto Battaglia - Pubblicata in data: 20/05/13

"Somewhere" è stato scritto in modo palesemente studiato, ma è un disco da ascoltare senza studiarci troppo. Ogni parola, ogni atmosfera, ogni idea musicale lascia l'impressione di esser stata impiegata per un preciso motivo, lo testimonia fin dal principio anche il consiglio sulla confezione: "da ascoltare nell'ordine suggerito"; alla fine però non è così facile capire quale sia l'esatto significato di quello che gli Stoop dicono e suonano, perché la loro creatura sonora più che una raccolta di canzoni sembra un collage di umori che valorizza più i dettagli che l'insieme. Con queste premesse risulta mortale mettersi all'ascolto pensando che qualcosa debba "accadere", in quanto il rischio di restare insoddisfatti è sempre in agguato. Molto meglio sedersi comodi e, appunto, evitare di porsi domande alle quali nemmeno le lyrics visionarie saprebbero dare risposta.


A partire dal titolo, "Somewhere" è una minuziosa descrizione del vago. Il maggior talento della band è quello di saper rendere espressivi molti dei dettagli acustici che può offrire l'ampia gamma di strumenti da loro utilizzata: troveremo tanto le tastiere, quanto le chitarre acustiche, tanto gli accenti elettronici, quanto i fiati. Sarà per questo che tutti i brani strumentali funzionano a meraviglia: "The Seeder", ad esempio, mette in bella mostra la perizia degli Stoop quando in campo non c'è nient'altro che l'arrangiamento. Atipici sono poi gli schemi che compongono alcuni pezzi, come quello che dà il titolo all'album: senza fine e senza inizio, ma solo sviluppo. Quasi sequenze nate per accoppiare i tempi di altrettante scene cinematografiche.

 

Una fitta freddezza, quasi desolazione, sembra intridere il flusso di questa traversata informe, che culmina nella traccia di maggior effetto, quella conclusiva: "Shake and disaster". Al termine dell'ascolto ci si arriva a tradimento, quando ormai sei abituato a proseguire senza soluzione di continuità, e improvvisamente sembra di tornare nella propria dimensione, mentre la perturbazione si allontana. Supponendo che creare questo effetto fosse proprio lo scopo principale della band italiana non resta che promuoverli e dir loro che ce l'hanno fatta.





01. Green Dot
02. Poison Like
03. I've Got Time
04. Antwerp
05. The Seeder
06. The Seed
07. Hang in There
08. Iceberg
09. Somewhere
10. Golden Box
11. Shake and Disaster

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