Ascoltare "Sick Society" delle Snei Ap, band all’italiana tutta al femminile, è come stare seduto a godersi una jam in una saletta annebbiata dal fumo.

Quattro ragazze che suonano, c’è qualcosa di meglio?

La sola idea ci fa sognare ma non è questo il nostro compito, non ora. Il nostro compito è quello di sentire e soprattutto ascoltare, se la musica di queste quattro donzelle funziona oppure no. Sembrerà crudele ma la seconda opzione, almeno per noi, sembra proprio essere la più plausibile. Precisiamo subito che il sound proposto è qualcosa di crudo, non amalgamato, vintage, non come suoni s’intende, ma proprio come modo di concepire una musica genuina e minimale. C’è qualcosa di incompleto o meglio confezionato troppo in fretta: per esempio, la melodia è soltanto accennata, non prende coraggio nell'impossessarsi di un ritornello o anche solo di un bridge. Questo fa sì che le parti vocali di Martina Petocchi, in alcuni casi, restino in disparte, come fosse solo un contorno. Riusciamo ad escludere brani come “Spiral Of Silence” o una “Amen(Hey Man)”, sicuramente i migliori del lotto; i restanti brani peccano di inadeguatezza o forse solo poca esperienza come band. Riusciamo a notare qualche somiglianza a livello compositivo con i ben più blasonati Halestorm (la già citata “Amen”), sicuramente non arzigogolati da chissà quali tecnicismi, forti però di una voce che permette loro di sfruttare appieno anche un solo accordo di chitarra.

Se il background che ci ha accolto risulta essere abbastanza scomodo, è indubbio il nostro apprezzamento per il drumming incisivo di Sonia Ghirelli, ma non basta. Preso, infatti, un discorso più ampio è l’intera line up a dover prendere più rischi ma soprattutto coltivare un sound personale.