Six Feet Under
Unborn

2013, Metal Blade Records
Death Metal

Recensione di Marco Mazza - Pubblicata in data: 27/03/13

Nati solo come un side project di Chris Barnes dei Cannibal Corpse, i Six Feet Under, che si apprestano a compiere il loro ventesimo compleanno, non hanno ormai più da tempo bisogno di presentazioni. A un anno dalla loro precedente uscita “Undead” la death metal band da alle stampe il loro decimo studio album: “Unborn”.
 
Dopo un buon inizio di carriera i Six Feet Under sono presto sfociati nella mediocrità, con una serie di uscite che da dire avevano davvero poco, un progetto che, per quanto interessanti potessero essere le basi, sembrava essersi consumato completamente in poco tempo, in una cronica, palese, povertà d’idee. L’anno scorso tuttavia accade l’evento che non ci si aspetta, una rivoluzione nella line up. Alla batteria Kevin Talley pensiona Greg Gall e al basso Jeff Hughell da il cambio a Terry Butler. A completare il nuovo quadro provvede l’ingresso di una seconda chitarra, quella di Rob Arnold, ex Chimaira, ad affiancare quella di Steve Swanson. I cambi in formazione danno nuova linfa al gruppo, donando freschezza e vivacità e riportando i Six Feet Under a proporre musica certamente a loro più congeniale. Il primo risultato è “Undead” che, per quanto lontano dall’essere un capolavoro, lascia intravedere segnali positivi per il futuro. L’ultima release vede un ulteriore cambio nella squadra: la seconda chitarra passa dalle mani di Rob Arnorld a quelle di Ola Englund.
 
“Unborn” è composto da undici tracce per una durata totale di circa 35 minuti, questo significa pezzi brevi, una durata media di circa tre minuti ognuna. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare in un primo momento, questa risulta essere una scelta azzeccata, i brani sono nel complesso coinvolgenti senza mai annoiare, rischio non da correre se già si hanno alle spalle una serie di uscite in cui era la monotonia il principale filo conduttore. L’album risulta così come dovrebbe essere un album dei Six Feet Under: carico di groove, veloce, potente, violento. Può contare sulla presenza di alcuni ospiti alle chitarre, Ben Savage (Whitechapel) e l’ex Rob Arnorld. Un deciso step in avanti lo compie anche il songwriting, anche grazie alla collaborazione di Savage e di Jari Laine (Torture Killer). I brani scorrono fluidi e veloci senza mai infastidire, in generale ben amalgamati, dinamici e con continui cambi di tempo. La release risulta compatta nella sua forma e, pur tra alti e bassi, non presenta in tracklist significativi buchi nell’acqua. Degni di nota sono pezzi come l’opener, “Neuro Osmosis”, con la sua inquietante intro acustica su si inserisce il growl di Barnes in una serie di continue esplosioni, “Zombie Blood Curse”, piena di riff aggressivi, è brano davvero travolgente, o la conclusiva “The Curse Of Ancients”.
 
“Unborn” riprende le sonorità tradizionali della band, rinvigorendole e portandole, finalmente, ad un livello superiore rispetto al passato. L’ingresso di Olaf England sembra aver portato quello che mancava alla band, quanto fatto alla chitarre risulta davvero ottimo e riesce a dare una decisa marcia in più ai vari pezzi. Il batterista Kevin Talley conferma il suo talento e persino Chris Barnes sembra aver dato una spolverata alla sua tombale voce.

Naturalmente con la vasta discografia che hanno sul groppone non può esserci nulla di rivoluzionario nella proposta dei Six Feet Under, tuttavia confermano i segnali positivi lasciati intravedere con il precedente “Undead”, compiendo un ulteriore balzo in avanti e realizzando uno dei migliori album della band da ormai molti anni. Nonostante non ci sia nulla di sconvolgente in “Unborn”, i cinque riescono a proporre un death metal ora piacevole e divertente, non deluderà i fan storici del gruppo statunitense e potrà piacere anche agli ascoltatori più occasionali. L’augurio a questo punto è che la nuova formazione possa segnare per il gruppo l’inizio di una nuova, almeno onorevole, seconda vita artistica dei Six Feet Under.



01. Neuro Osmosis
02. Prophecy
03. Zombie Blood Curse
04. Decapitate
05. Incision
06. Fragment
07. Alive To Kill You
08. The Sinister Craving
09. Inferno
10. Psychosis
11. The Curse Of Ancients

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