Negli ultimi anni, sono diversi i supergruppi che sono sorti dalle ceneri di grandi realtà o dalla sola voglia di sperimentare qualcosa di nuovo con altri colleghi che possono essere più o meno familiari. Non sempre però la formula può andare a segno: il rischio di un'incompatibilità tra musicisti così preparati è sempre dietro l'angolo, così come il conseguente fallimento del progetto dopo una sola pubblicazione. Sicuramente non è questo il caso degli Snakecharmer. La band inglese è nata nel 2011 da un'idea degli ex Whitesnake Neil Murray e Micky Moody, che volevano rielaborare e riproporre i brani della storica band, ma in poco tempo, dopo aver accolto musicisti di tutto rispetto, si è trasformata in una realtà del rock inglese, pubblicando un esordio di alto livello e girando successivamente l'Europa in tour. È naturale che dopo un'accoglienza del genere la band abbia continuato a lavorare e, nonostante alcuni incidenti di percorso (come l'abbandono di Moody), gli Snakecharmer nell'ultimo periodo si sono ritrovati per scrivere e registrare il secondo capitolo della loro discografia: "Second Skin".
Il lavoro mostra già quanto ampiamente dimostrato nel primo album. I brani sono improntati su un rock melodico dal forte sapore anni '80, con diverse contaminazioni blues e hard rock. "Second Skin" si distingue leggermente da "Snakecharmer" nell'aggressività di alcuni brani, ma il sound e il pattern generale dell'opera è sempre dello stesso alto livello. Ancora una volta protagonista del lavoro è Chris Ousey: il cantante modella ogni sfumatura sonora a suo piacimento, con l'aiuto della sua voce alta e versatile, che da roca negli episodi più aggressivi, diventa pulita e delicata nei brani melodici. Il resto della band è costituito da musicisti di spessore e con molta esperienza che riescono a completarsi a vicenda e realizzare un disco con pochissimi passi falsi che scorre senza intoppi nella sua interezza. Simon McBride, new entry alla chitarra, è in grado di dimostrare immediatamente il suo valore, dialogando con le tastiere di Adam Wakeman e facendosi notare anche con qualche assolo. I brani migliori sono proprio quelli in cui chitarrista è libero di sfogare la propria inventiva, come nel caso del riff su cui è costruita "Hell Of A Way To Live". Altri pezzi degni di nota sono l'opener "Sounds Like A Plan", con il suo coinvolgente ritornello cantabile, e "Dress It Up", nostalgico richiamo all'hard rock.
Gli Snakecharmer con questo nuovo album ripagano le aspettative e si confermano ben più di un semplice supergruppo collaterale ai Whitesnake. "Second Skin" è intriso del rock and roll d'epoca, ma ha comunque il grandissimo pregio di non risultare anacronistico. L'album potrà infatti sarà senza dubbio apprezzato da chiunque ascolti rock, senza divisioni di età o generi. Dopo due dischi di questo livello si spera che gli Snakecharmer decidano di continuare sulla loro strada e pubblicare un terzo album dello stesso calibro.