Robben Ford
A Day In Nashville

2014, Mascot Records
Blues

Passa da Nashville il ritorno al blues del grande Robben Ford
Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 09/02/14

Pensi a Los Angeles e te la immagini come nel film “Rock Of Ages”, col Sunset Boulevard, il glam metal e tutto il resto. Sali fino alla baia di San Francisco ed ecco la città che ha dato i natali al thrash metal e al Flower Power. Dalla pioggia di Seattle emerge lo spirito di Kurt Cobain e del grunge,  fino a tornare all’estremo est del continente, il New Jersey del Boss, e Memphis, con il mito di Elvis e la sua Graceland. Questo Risiko musicale del Nuovo Continente è un’esercizio di stile fra i più divertenti per chi vive o lavora di musica; se però diciamo Nashville, beh, Nashville è speciale. La capitale del Tennessee non è soltanto la Mecca del country a stelle strisce, ma è diventata negli anni una autentica città della musica, sede di molte case discografiche e di aziende produttrici di chitarre (la Gibson, per dirne una). Insomma, un posto in cui nei bar si finisce per parlare di musica, invece che di calcio, baseball o politica.

Cosa ci fa un blasonato chitarrista blues nelle assolate pianure del Tennessee? Come minimo, registra un disco bomba nello stile che lo ha reso celebre. A meno di un anno dall’uscita di “Bringing It Back Home” (qui la nostra recensione) Robben Ford torna sul mercato con “A Day In Nashville”. Nella gita fuori porta del biondo chitarrista non c’è alcun desiderio di ricollocazione stilistica, e visto che di country su questo disco non v’è traccia, si capisce che la scelta di Ford è dettata dal fatto di avere fra le mani una sequenza di brani ispirati e vigorosi come non mai. Ancora una volta Ford gioca con i titoli per spiazzare l’ascoltatore: meno minimale del suo predecessore (e anche meno lezioso, diciamolo), “Nashville” è un disco vivace in cui emerge tutto il groove che dovrebbe avere un disco blues registrato in questa terra assolata dove il sole ti spacca in quattro, come diceva un vecchio spot televisivo. Un calore che Robben Ford inietta in dosi massicce su queste nove tracce che vanno dai tradizionali blues fino a sfiorare l’easy listening (“Green Grass Water”). Sarà che il sottoscritto ha una predilezione per questo genere di composizioni, ma è con i blues in minore che Ford tocca le corde dell’anima, autentiche litanie su cui cala un velo di malinconia e fanno capolino la notte e l’introspezione: “Midnight Comes Too Soon” e “Different People” sono le digressioni di un’animo tormentato e romantico, due tracce che trascinano il disco su un livello di emozionalità senza pari.
 
Nove brani forse meno sperimentali di “Bringing It Back Home”, su cui Ford e la sua band si divertono a spennellare con i colori dell’Hammond, dei fiati e della sua magica chitarra. Se il vostro desiderio è svegliarvi al mattino pieni di buoni propositi e l’umore alle stelle, Robben Ford e Nashville potranno sicuramente darvi una mano.




01. Green Grass Rainwater
02. Midnight Comes Too Soon
03. Ain’t Drinkin’ Beer No More
04. Top Down Blues
05. Different People
06. Cut You Loose
07. Poor Kelly Blues
08. Thump And Bump
09. Just Another Country Road

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool