Rideau
Rideau

2016, Mutiny Records
Punk

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 20/07/16

Ce lo ripetono praticamente dal momento stesso in cui mettiamo piede (o ruota del passeggino su cui veniamo trasportati, volenti o nolenti) in società: le apparenze ingannano. Poi cresciamo, impariamo a leggere e diventa non giudicare un libro dalla copertina. In sostanza, sarebbe buona regola nella vita a non fermarsi al primo sguardo e giudicare una cosa nel momento stesso in cui la vediamo, sentiamo, o comunque percepiamo con un qualunque dei nostri sensi. Ammoniaca a parte. Quella puzza da morire ed è neurotossica. Quella giudicatela pure di primo acchito, è il vostro corpo che vi avverte di starci lontani.


Bene, e per i dischi? Dobbiamo fermarci al primo ascolto per giudicarlo? Sarebbe buona regola non farlo, però alcuni sono talmente fuori scala dei giudizi che lo capisci praticamente subito se sono belli o brutti. E lì la recensione viene facile, perchè è facile argomentare il perchè un disco è molto bello o perchè è molto brutto.
Il problema nasce quando un disco è semplicemente mediocre.


Come questo omonimo debutto degli svedesi Rideau. Un nome che tradotto dal francese vuol dire tenda. Non tenda da campeggio, la tenda che si mette davanti alle finestre per far ombra. Già questo... Un disco che comincia con una traccia che pare uscita da quelle cassette che andavano di moda negli anni 90 di training autogeno da ascoltare mentre si dormiva, quelle che a dar retta a loro dovevano servire a ridurre stress, imparare nuove lingue, cose del genere. Un invito a rilassarsi, a respirare con calma e mettersi comodi. Non esattamente quel che ci si aspetta da un disco rock.


Quel che segue è un noioso susseguirsi di canzoni banali scritte nella migliore tradizione punk rock con qualche leggera influenza hardcore, quel genere di punk che non vuol essere melodico come lo skate punk ma che non aspira alle vette di violenza scalate da Agnostic Front e compagnia. Un punk nella media, non eccessivamente estremo, non terribilmente melodico... statisticamente parlando si metterebbe proprio a metà, su una scala con agli estremi proprio lo skate e l'hardcore. Brani brevi, strofa ritornello strofa bridge ritornello, abbastanza standard. Fatti con lo stampino. Noiosi. Già sentiti. Inserire descrizione standard da recensione per definire qualcosa di noioso.


Poi il balzo. Lo spicco di genialità. L'ispirazione che colpisce come il biblico fulmine sulla via di Damasco. Gli ultimi cinque minuti del chilometrico tredicesimo brano che chiude l'album - oltre dieci minuti di lunghezza - paiono un esperimento di avant garde ben riuscito. Se avete familiarità con gli ultimi tre album di Ihsahn, l'ex frontman degli Emperor potete più o meno immaginare di cosa parliamo, improvvisamente le chitarre si smorzano, entra un sassofono dal sapore 80s, una batteria sommessa, un basso distorto con sapienza per creare armonie ben più che interessanti, proprio belle!
E sembra una ghost track. Il disco è agli sgoccioli. Parecchia gente potrebbe non arrivarci nemmeno a questo punto, preso dalla noia e dalla mediocrità dei brani precedenti.


E con questo brano si capisce perfettamente che i Rideau farebbero meglio a cambiare genere e invece che seguire le orme già ben impresse nella storia della musica di band come Bad Religion dei tempi d'oro, Agnostic Front ed Exploited nella loro forma più tranquilla, sarebbe meglio si buttassero su forme musicali più complesse in cui pare riescano a produrre materiale nettamente migliore. Assurdo ma vero. Insomma, l'apparenza magari inganna, ma a volte ci prende e solo all'ultimo ti rendi conto che c'è qualcosa di buono. Ma se quel qualcosa di buono per essere trovato richiede la rimozione di quintali di mediocrità... a volte la prima impressione basta e avanza. E questo disco lo abbiamo ascoltato sei volte.





1. Eye Closure
2. Ecstasy
3. The Bull And The Dove
4. I Guess It's So
5. Mayday
6. Reverend Bob
7. Stand Still
8. No Air, No Food, No Luck
9. Bloodshot
10. Dvala
11. Shameday
12. An Act Of Revolution
13. December

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