Sappiamo tutti quanto può essere difficile dover affrontare dei periodi di crisi, in cui tutto quello a cui hai lavorato per anni sembra crollare da un momento all'altro. Il mondo della musica è costellato da artisti che non hanno retto alle prime difficoltà, naufragando e crollando sotto il peso delle aspettative o dei dissidi interni, che possono tramutarsi spesso in veri e propri uragani. Proprio questo è successo ai Devil You Know, che, dopo aver pubblicato due album, hanno estromesso il batterista John Sankey, cambiando anche nome in Light The Torch a causa di problemi legali con quest'ultimo. Ma la band di Howard Jones (ex cantante dei Killswitch Engage) e Francesco Artusato (talentuoso chitarrista nato in Italia), non si è mai data per vinta in questo periodo buio, affrontando anche diversi problemi personali e sfogando tutta la rabbia e la frustrazione nelle dodici tracce che sono andate a comporre la nuova release della band, dall'emblematico titolo "Revival".
Il disco è composto da una serie di pugni nello stomaco. Tutti i brani travolgono come un fiume in piena e partono dal metalcore andando a inglobare groove e alternative metal. "Revival", infatti, si distacca dai punti fermi del suo genere di origine, soprattutto nei suoni corposi e intrisi di una potenza primordiale, risultando quindi un lavoro molto dinamico in cui ogni canzone sviluppa le sue diverse caratteristiche, pur avendo tutte lo stesso background. Se i riff di Artusato si comportano come se una vera e propria valanga si abbatte sulle sei corde, da lodare è anche la prova di Jones, che affronta cantato melodico ed estremo uscendone comunque da vincitore. Se la opener "Die Alone" rispetta le caratteristiche della tipica canzone metalcore, breakdown ritornello melodico compresi, con "The God I Deserve" iniziano le prime sorprese. I brividi di scuola Deftones permeano tutto il brano, soprattutto nei riff incisivi e ruvidi, così come in "Virus". Il lato più melodico del quartetto è rappresentato da "The Safety Of Disbelief" e "The Great Divide", brani che comunque non annoiano minimamente, ma che contribuiscono ad alimentare la varietà e l'interesse durante l'ascolto. Dal lato opposto troviamo invece la martellante "The Bitter End" e soprattutto "The Sound Of Violence", che, dopo i primi secondi, scatena una vera e propria tempesta di violenza sonora. Tra le altre tracce, che vanno a posizionarsi nel mezzo, da segnalare è il singolo "Calm Before The Storm", dal ritmo irresistibile.
"Revival" rappresenta una rabbiosa reazione e una vera e propria rinascita per Jones e soci. A mettere il fiocco al lavoro è la produzione cristallina, in grado di donare suoni meno artificiosi dei classici album metalcore, di cui il mercato si sta ormai saturando. Il disco risulta anche come una boccata d'aria fresca all'interno di un genere dai canoni spesso troppo statici e un esempio da seguire per diverse band per un'ulteriore sviluppo di queste sonorità.