Prophets Of Rage
Prophets Of Rage

2017, Fantasy Records
Alternative Metal

Recensione di Pamela Piccolo - Pubblicata in data: 18/09/17

Di task-force composte da musicisti rivoluzionari determinati nel riconoscimento dei diritti di eguaglianza, di libertà e di giustizia da parte dei pesi massimi della società ce ne vorrebbero di più. Un inno, una colonna sonora per la resistenza alle innumerevoli cospirazioni governative nazionali e internazionali che mettono sempre più in ginocchio le classi medie e più povere della società: questo sono i Prophets Of Rage

Facciamo un passo indietro. Siamo nella primavera 2016 e gli Stati Uniti D’America sono in piena campagna elettorale per la corsa alle presidenziali. Tra Hillary Clinton e Donald Trump tutti temono per il minore dei mali, eppure la paura che l’incendiaria propaganda adottata da Trump possa portare alla vittoria di quest’ultimo fa balenare nella mente di Tom Morello il tentativo di reunion con Zack De La Rocha per una rinascita dei Rage Against The Machine. Tale timore lo porterà però all’ideazione e alla fondazione di un nuovo supergruppo costituito da tre quarti dei RATM, da Chuck D dei Public Enemy e da B-Real dei Cypress Hill. Sullo sfondo delle tumultuose elezioni americane nascono i Prophets Of Rage. 

Unite quindi i Public Enemy - uno dei gruppi fondamentali per la storia del rap e dell’hip hop americano a partire dalla loro nascita a inizio anni ’80, politicamente attivi e di grande impatto culturale e mediatico - ai Cypress Hill e ai Rage Against The Machine e otterrete un concentrato di potenza al pari della bomba atomica. La missione dei Prophets Of Rage è quella di risvegliare le coscienze attraverso l’attivismo e l’impegno politico a favore delle minoranze e contro il capitalismo e la globalizzazione. “Tempi pericolosi richiedono canzoni pericolose”, dichiara Morello. Con la musica, il chitarrista vuole scuotere le menti a favore della verità e innescare la scintilla per l’azione. Azione che i PoR alimentano quotidianamente con i loro testi pregni, ad esempio, del modus vivendi delle classi sociali più agiate versus le difficoltà e la diseguaglianza economica di oltre 2 miliardi di persone che affligge la nostra società. 
 
Quando i Prophets Of Rage si sono formati suonavano e portavano in giro canzoni dei loro passati repertori improvvisando spesso fino a “diventare una buona band”, ricorda testualmente Tim Commerford. I PoR hanno iniziato a fare musica esattamente come la si faceva in passato. II loro omonimo album di debutto miscela i diversi stili dei suoi componenti per un ritorno agli anni ’90. In “Prophets Of Rage” troviamo lo stesso ardore politico dei RATM, ma triplicato. Come possono non smuovere le platee tre pezzi grossi come Tom Morello, Chuck D e B-Real? La potenza sonora e la coscienza dei lavori precedenti hanno permesso alla nuova creatura di Morello di registrare l’album di debutto in un solo mese, complice la collaborazione con uno dei più rinomati produttori musicali statunitensi come Brendan O’Brien. 

In “Prophets Of Rage” riscopriamo i riff dei RATM, le frenetiche texture dei Public Enemy e l’energia dei Cypress Hill. Nella apripista “Radical Eyes” c'è tutto il basso di Commerford, l’alternanza delle voci di Chuck D e B-Real e un groove blues che rimanda a “Bulls On Parade" dei RATM. Ad essa segue la potenza ramificata di influenze musico-vocali di “Unfuck The World” che fa alzare dalla sedia non appena Brad Wilk colpisce le pelli. "No hatred, fuck racists!" è il verso che non si può non intonare e che non può non far saltare. “Living On The 110” è la continuazione del via dato a un disco acclamato da fan e critica sin dall’annuncio della sua uscita a fine primavera. Dopo un intermezzo di trentotto secondi con “The Counteroffensive”, i Prophets Of Rage rappano nella rivoluzionaria “Hail To The Chief” sui riff rock di Morello. “Take Me Higher” inizia con un perfetto rap intrecciato tra Chuck D e B-Real e rimarca la liricità propria di Morello in campo funk. “Strength In Numbers” ha carica ed energia. Tutti gli strumenti sono perfettamente udibili e i riff generano con le voci un magnifico crescendo emozionale che non mantiene però lo stesso livello fino alla fine dell’album. 
Rimpiangiamo non poco l’assenza di Zack De La Rocha alla voce. La sua rabbia, il suo carisma e il suo trasporto emotivo sono evidentemente assenti. I Prophets Of Rage sembrano non avere un leader (come poteva esserlo De La Rocha per i RATM), tutti i membri hanno uguale importanza e ciò è positivo, ma non vi è nulla di nuovo sotto il sole. L’album suona perfettamente come un disco dei RATM dove gli assoli, le sezioni ritmiche e la tecnica inconfutabile di Morello accompagnano i rap di Chuck D e B-Real in canzoni che mancano un po’ di forza comunicativa. 

L’omonimo primo album dei Prophets Of Rage è fatto per i nostalgici. Per tutti è invece un simbolo di costanza e di tenacia. Noi lo racchiudiamo nelle parole: “Everything changed yet nothing’s changed” - Unfuck The World.




01. Radical Eyes
02. Unfuck The World
03. Legalize Me
04. Living On The 110
05. The Counteroffensive
06. Hail To The Chief
07. Take Me Higher
08. Strength In Numbers
09. Fired A Shot
10. Who Owns Who
11. Hands Up
12. Smashit

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