Band punta di diamante del death metal europeo, nonostante i dolorosi abbandoni prima di Eric Daniels e poi del cofondatore Bob Bagchus, entrambi ora a tempo pieno nei cugini Soulburn, gli Asphyx continuano a pubblicare album di ottimo livello. Il nuovo "Necroceros", registrato con la medesima line-up di "Incoming Death" e impreziosito da un artwork al solito di grande suggestione, non delude le attese, anche grazie a delle liriche tutt'altro che banali: dalla carestia cinese durante il regime di Mao, alle devastazioni della chirurgia estetica, dalle campagne belliche dei Cavalieri Templari alla minaccia del terrorismo, i testi del singer Martin Van Drunen oscillano tra passato e presente, restituendo all'ascoltatore la visione di un mondo intriso di macerie e pessimismo.
Rispetto ai due lavori precedenti, gli olandesi decidono di abbassare leggermente i giri, lasciando che la propria decadente vena doomy si gonfi a dismisura, assieme a un groove generale abbastanza marcato e alla scelta di una produzione, opera di Sebastian "Seeb" Lewermann e non più del fedele Dan Swanö, potente, rotonda, e se possibile, ancora più sporca. E dunque, malgrado non manchino accelerazioni violente e vorticose dotate di un guerresco taglio thrash (l'inizio e la fine dell'opener "The Sole Cure Is Death", la seconda parte di "Mount Skull"), e spicchi un brano dalla ferocia grind come "Botox Implosion", a prevalere è la macina torrida e carnosa del downtempo.
Pensiamo alla corazza massiccia di "Molten Black Earth", all'orecchiabile "Knights Templar Stands", al main theme vecchio stile di "In Blazing Oceans", alla forza schiacciante di "Nameless Elite" e "Yeld Or Die", alle melodie asfissianti della title track, all'aura stoner/dark di una colossale "Three Years Of Famine" che non sarebbe dispiaciuta né ai Nebula né ai Joy Division: un lotto di marziale imponenza su cui vegliano Bolt Thrower e Desaster e nel quale dominano incontrastate la voce marcia del frontman e i riff intessuti dalla chitarra stentorea di Paul Baayens.
Gli Asphyx appartengono al novero di quei gruppi che conservano intatta la propria formula a dispetto delle epoche e delle mode; eppure gli olandesi lo fanno dannatamente bene, licenziando un disco all'altezza delle loro prove migliori. Il mangia-universi "Necroceros" procede spedito e avvilupante.