Poche cose sono certe nella vita: la morte, le tasse, ed il fatto che la beat generation avrà sempre, con cicli impostati sulla decade, nuovi eroi da immolare per la propria causa. E se i fratelli Gallagher, più litigiosi che mai, decidono di splittare gli Oasis in due realtà separate - come se non fossimo già saturi del corpo originale, urge più che mai il ricambio generazionale.
Ecco, dunque, giungere certosino e perfetto come il caschetto d'ordinanza che lo contraddistingue Miles Kane, classe 1986, qualche band di scarsa importanza alle spalle ma da cui racimolare gli elementi preziosi per una carriera solista che al debutto "Colour Of The Trap" di due anni fa aveva lanciato solide premesse. Speranze che, alla vigilia di questo "Don't Forget Who You Are", vengono consolidate dalla benedizione assoluta della copertina dell'ultimo numero di NME, con tanto di strilli paraculi del tipo: "The new hero for the beat generation?" - domanda retorica perché, diamine, se gli date la copertina, la risposta è discretamente esplicita.
Cosa aspettarsi, musicalmente e stilisticamente parlando, da questo inciso è presto detto: pop rock in salsa British, ugualmente influenzato da The Strokes ed Artic Monkeys (band con cui il buon Kane ha diviso il palco - avvenimento assolutamente non casuale), ma con quella melodia epica e cristallina che subito ti fa venire in mente i Beatles e le successive reincarnazioni, tra cui sì, anche gli Oasis (e, sempre per gli avvenimenti che sono tutto meno che coincidenze, Miles ha già avuto un featuring con Noel Gallagher sul disco precedente).
Ciò che contraddistingue il prodotto del buon Miles, semmai, è una verve giovanile che si esprime al meglio nei voli epici dei ritornelli e nei conturbanti cambi di tempo, tanto che i "la la la" killer della titletrack non vi usciranno tanto facilmente dalla testa, tantomeno il riffing ficcante dell'incipit "Taking Over" e la sua discesa verso un ritornello di cantabilità estrema. Certo, all'alba dell'infallibile ballad con afflato orchestrale "Out Of Controls" i giochi sono talmente chiari e cristallini che un minimo di malizia in musica rende praticamente il resto del disco prevedibile e per nulla interessante. Badate bene però: senza che si perda in mordente melodico o a causa di similari strafalcioni degni di nota.
Un compito svolto splendidamente dunque quello di Kane, talmente perfetto ed aderente al tema da risultare quasi fastidioso. Se non vi disturbano i "perfettini", aggiungete pure della sostanza al voto in calce. Se siete seguaci della beat generation, di unità al voto aggiungetene pure parecchie, e preparatevi a riconsiderare pesantemente la qualità degli ultimi exploit discografici di una certa coppia di fratelli rissosi di Manchester. Se, infine, non ve n'è mai fregato nulla di tutto questo, non preoccupatevi: Miles Kane non vi farà di certo cambiare idea, nonostante strilli e copertine.