I molteplici suoni sgradevoli che la bocca umana può emettere spesso vengono posti in apertura di numerosi album back metal: "Age Of Excuse" prende il via con E.V.T., il chitarrista dei Medico Peste, che digrigna i denti, rinviando, attraverso quest'azione (probabilmente l'effetto di un idiofono), a immagini bibliche di empietà e possessione. Un escamotage così originale inserito in esergo al loro quarto album in studio non rappresenta, tuttavia, l'unico elemento da apprezzare nella nuova fatica dei Mgła. La capacità di creare un clima algido e tensivo carico di attese, le suggestioni nichiliste costruite su un paio di accordi replicati all'infinito, l'accessibilità melodica di brani che si intersecano vicendevolmente come affluenti di un fiume in piena, costituiscono il marchio di fabbrica di un gruppo che, ancora una volta, riesce a non tradire sé stesso.
Eppure non è soltanto la musica costruita dai nostri a meritare ammirazione. La splendida copertina in bianco e nero di Zbigniew M. Bielak riflette alla perfezione il cinismo esistenziale e catastrofista dei testi: la guerra e l'apocalisse vengono considerate quali subdolo metodo di catarsi, una posizione, questa, vicina alle tematiche bellico-rigeneratrici trattate nel progetto parallelo dei Kriegsmaschine e dai Deathspell Omega di "The Furnaces Of Palingenensia". Lo statuario fantino in groppa al cavallo della morte che nasconde il suo viso con una mano, brandendo tramite l'altra una lama pronta a cadere, alla rinfusa, su una moltitudine destinata a una scomparsa imminente, suggerisce l'ambigua idea della selezione cieca e cruenta.
D'altronde, un LP che inizia mediante la frase "A species had been armed with a double edged blade", continua con la descrizione del modo in cui "The living dead stare at the gaping void waiting for the blade to finally come down" e termina affermando "We cover our eyes in a call to arms and turn one edge toward ourselves", non lascia adito a interpretazioni esattamente politically correct. Parole che sembrano quasi riprendere, non a caso, quelle di "Ad! Ad Arma!" proferite da Mikko Aspa, mentore e fratello di sangue del combo polacco: verba incisi nel sangue e nella Storia per alimentare l'impatto emotivo forgiato dagli strumenti.
I pezzi, caratterizzati dai riff torrenziali di M. e dal timbro espressivo e caliginoso dei piatti di un sempre straordinario Darkside, vengono disegnati seguendo la logica del mid-tempo tragico e coinvolgente. Dalla marziale urgenza di "I" e "II", alla ritmica dissonante di "III", dal clima oppressivo di "IV" all'ecchimosi epica e selvaggia di "V" e "VI", l'atmosfera resta nebbiosa, malinconica, pregna di violenza sorda e rappresa. In fin dei conti, un lavoro non molto diverso, nelle linee generali, dallo splendido "Exercises In Futility" (2017): in "Age Of Excuse", però, assistiamo a un ulteriore snellimento strutturale ("Apocalypticists" docet) che permette, a ogni tipologia di ascoltatore, di fruire, con spaventose conseguenze collettive, del progressivo deperimento della civiltà occidentale. Sotto le apparenze della semplicità compositiva, i Mgła pongono interrogativi spinosi lungi dal trovare risposte univoche.