Ci vorrebbe un polipo, o un essere acquatico mitologico. Ci azzecca poco il cavalluccio marino, ennesima moda nel contesto del toto-copertine che lega la visibilità alla semplicità del soggetto: il contenuto del disco è tutt'altro che semplice, perchè è frutto di una accurata pianificazione e della perfetta esecuzione di un concetto, o più argomenti, che è chiaro nella mente dell'artista. La solitudine, la deriva in mare aperto, la crescita personale sono alcuni tra gli step di passaggio che il protagonista di "Driftwood" affronta, fino ad accettare, arrendendosi, l'inerzia dell'esistenza.
"Driftwood", in uscita il 14 Marzo, è la nuova idea di Alberto Mariotti - più volte ospite delle pagine di SpazioRock - con Wassilij Kropotkin e Simone Vassallo, e si presenta con una formattazione da EP. Nonostante la durata totale non superi i 20 minuti, si può tranquillamente affermare che il concept sia veicolato attraverso un'unica traccia divisa in tre brevi atti. Non solo "Colours and Lights", ma specialmente effetti sonori.
Rumori, per la precisione. Rumori come domande, come dubbi che crescono e si affievoliscono nel cervello di chi ha il coraggio di riflettere, esponendo la propria sensibilità a pensieri-trappola che più volte nella storia del mondo hanno spinto i pensatori a gesti estremi.
Provare a descrivere sonoramente un argomento, o meglio l'argomento più assurdo del genere umano - quello dello scopo, delle mancanze e della direzione della nostra esistenza - è un modo come un altro di formulare una teoria demoralizzante, desolante ma in assoluto più profonda di qualsiasi altra: dopo i filosofi, i matematici e i sognatori, ora ci provano anche i King of The Opera, con una nuova esperienza sensoriale estremamente soggettiva che rischia di far perdere l'ascoltatore nella propria anima senza alcuna via di uscita. Una sentenza inesorabile, come l'esistenza stessa.