Quando la poesia e la musica si fondono. La rabbia e l’amore si in(s)contrano. Quando l’emozione surclassa la ricerca di una specifica etichetta o genere musicale. Tutto questo è IlVocifero. Tutto questo va a comporre “Amorte”. Quali saranno le parole migliori per descrivere ciò che abbiamo recepito? Come esprimere il messaggio del progetto di Walter Somà? Allineare le parole, in questi casi, è difficile ma mai impossibile; questo è il nostro tentativo.
“Amorte” è sentirsi nudi, senza neanche un calzino, davanti a una musica che sventra. Signori miei, "Amorte" è il dramma esistenziale della nostra persona, una strega affascinante quanto spiccia nello svelare con un incantesimo il nostro Io più profondo. Tutto nasce d Somà, accompagnato dal cantante e poeta Aldo Romano e dal regista Fabio Capalbo, a questo giro anche dietro le pelli. Il Nostro compone un album veritiero, reale e senza fronzoli stilistici, virando verso un rock duro che non si vergogna affatto nel lambire suite jazzistiche ma anche psichedelia, folk, pop, vampate elettroniche e ombreggiature che variano dal blues all’incastonamento dei fiati, complici nel ricreare un’aura mistica e magica. Ma la vera maledizione (nel senso più positivo del termine) è la voce di Aldo Romano. La passione poetica intrisa nella voce gli consente di essere interpretativo e chiaro quando raggiunge il proprio registro basso, pur dividendosi tra il ruolo di acuto cantastorie e serpeggiante bisbigliatore, pur sempre dedito ad un'appassionata celebrazione dell’amore.
Passiamo così per l’avvolgente amalgama vocale di “Lucyd”, che vede scontrarsi il vocalist Aldo con il timbro caldo dell'ospite Dorina Leka, essenziale nel ricreare quel pathos portato avanti durante l'intera durata del pezzo. Oppure scorrazziamo tra i fiati penetranti figli di un’intelaiatura acustica in “Blu e Amo”, l’isteria vocale e strumentale rappresentata in “Alito” e l’innesto elegantemente riposto nel jazz di “Scagliàti”. “Persona Plurale” è senza dubbio la vera primadonna dell’intero album; un altro duetto - stavolta con Edda - ci vincola all’ascolto ripetuto più e più volte (“ma chi ha detto che siamo persone plurali? Io e te rincorreremo qualcosa di unico e singolare...”). La vera espressione della ballata “Andrò Via” invece è quel “grazie” finale, sentito e sincero, che come in chiusura di concerto raccoglie l’emozione del cantante in una sola ed unica dedica al pubblico. Dorina Leka colpisce ancora nell’accompagnare il vocalist Aldo nella spregiudicata e misteriosa “Nastro Solare”, per poi esplodere nella finale e maestosa “Il mio passo è sogno” che chiude degnamente questo lavoro.
Noi abbiamo provato a descrivervi quanto è raccontato in questo “Amorte” ma siamo pur sempre convinti, pur avendo espresso il nostro più sincero consiglio, che ognuno debba scoprire qualcosa di diverso in questo lavoro... Magari le canzoni non saranno le stesse da noi descritte, ma che importa? Se anche non avessimo reso l’idea, l’ascolto è più che consigliato.