Ghost
If You Have Ghost [EP]

2013, Universal Republic
Rock

Recensione di Paola Marzorati - Pubblicata in data: 13/12/13

Trucco teatrale. Costumi che si rifanno alla Chiesa Cattolica. Messaggi satanici e anonimato. Pensavamo di aver capito tutto dei Ghost, la metal svedese congrega dei Nameless Ghouls, capitanata dall’anonimo Papa Emeritus. E invece con questo EP prodotto niente meno che da Dave Grohl tutto cambia. Rimane una certa carica rituale, soprattutto nella versione live di “Secular Haze”, ma il tutto è molto più radio-friendly. E se non ci credete, una sola parola: ABBA.

Cinque i pezzi che compaiono in questo EP, uscito il 26 novembre, ma molti gli stili fusi tra loro, ingarbugliati stretti come fili di una matassa. C’è il pop degli ABBA, con il loro pezzo “I’m A Marionette”, brano già inquietante nella versione originale che, appesantito dai riff di chitarra, lo diventa in qualche modo ancora di più. Si ha la sensazione di essere in un teatrino degli orrori, quello in cui spesso si trasforma la vita quando si diventa “una marionetta, l’animale da compagnia di chiunque”. E quello che i Ghost mettono in scena ad ogni concerto. La scelta dei brani quindi non è certo casuale. Dagli ABBA si passa alla cover di Roky Erickson “If You Have A Ghost”, pezzo rock classico, che ci ricorda che “if you have ghosts you have everything”.

Ed è vero, se hai i Ghost hai tutto, almeno in questo EP. Hai generi diversi, artisti diversi, tutti uniti dall’incredibile resa che riescono a farne i fantasmi senza nome, personalizzando ogni pezzo senza snaturarlo, mantenendone l’essenza e aggiungendoci qualcosa, un pizzico di oscurità, che ne aumenta l’appeal e la teatralità. C’è tutto e fra questo tutto spicca la cover degli Army Of Lovers, “Crucified”,  impreziosita dall’arpeggio iniziale e dall’ottima performance vocale di Papa Emeritus, che alterna alla dolcezza inquietante perché fuori posto tra i drappeggi cattolici e gli inni a Satana del primo verso, una voce rauca, quasi sussurrata, che la rende estremamente potente. Buonissima la performance vocale anche per la cover dei Depeche Mode, “Waiting For The Night”, la più snaturata rispetto all’originale, suonata con un tempo leggermente più veloce, più corposa e meno cristallina della versione di David Gahan e soci.

E con l’ultimo pezzo, firmato Ghost, “Secular Haze”, si chiude questo viaggio nell’incubo. Una versione live suonata magistralmente di uno dei brani più famosi tratti dall'album del 2010, “Infestissumam”, che mostra la carica live che questi ragazzi anonimi sono in grado di regalare al pubblico. Non solo costumi che si rifanno alla Chiesa Cattolica, messaggi satanici, trucco e cappucci neri dunque. Ma tanta abilità musicale e tanta voglia di mettersi in gioco e non fossilizzarsi su un solo genere, rischiando di diventare il fantasma di se stessi.



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