Frozen Crown
The Fallen King

2018, Scarlet Records & Marquee / AVALON (JP)
Power Metal

Recensione di Costanza Colombo - Pubblicata in data: 10/02/18

Corre l'anno domini 2018.
Tristerrimo frangente storico per il fan di un certo power metal di seconda generazione. Senza stare a litigare su etichette e sottogeneri, quanto metterà tutti, o quasi, d'accordo è che la situazione non sia oggettivamente delle più rosee. Se da un lato abbiamo una Floor Jansen, più valchiria che musa, ad affiancare il genio di un Tuomas Holopainen, al momento distratto dalla ricerca di nuovi stimoli esterni ai Nightwish con gli Auri, dall'altra in molti tengono il fiato sospeso per la terza chance di Thomas Youngblood & Co. di restituire ai Kamelot lo smalto perduto post abbandono di Sua Maestà Roy Khan. E i Sonata Artica? Loro si sono di recente fatti perdonare i precedenti passi falsi (almeno in studio) con un discreto "The Ninth Hour" sebbene poi dal vivo la band di Toni Kakko non riesca più a tenere testa al proprio passato.

 

Ben vengano quindi i nostrani Frozen Crown, presentatisi quali nuova proposta della categoria female fronted melodic power metal band che, proprio a quei Nightwish e Sonata Arctica volgono la pargoletta mano. Si tratta di capire però se stavolta il verde melograno sia già maturo o ancora acerbo.

 

Se ad un primo morso, quanto resta sulla lingua di "The Fallen King" è più il ritmo da cardiopalma di tracce quali l'opener "Fail No More" e "Kings", che altro, ad un secondo assaggio inizieranno a rivelarsi all'ascoltatore alcuni passaggi non del tutto trascurabili, presenti nella catchy "Across The Sea" e nella piacevole "Everwinter". Peccato però che quanto risulti funzionale sia tremendamente debitore delle band di riferimento per lasciar soddisfatti e desiderosi di un'altra porzione. Un esempio? L'intro di tradizione spiccatamente arctica di "The Shieldmaiden" tecnicamente ben eseguito, certo, ma che potrebbe essere stato estratto da un qualsiasi altro disco già in circolazione. Se a questo si aggiungono i capricci di tastiere e l'incoerenza di certi frangenti rispetto al resto del lotto, vedasi l'alternanza cantato/growl di "Queen of Blades", eco già familiare per le innevate valli del genere, duole ammettere che forse i nostri hanno ancora da lavorare sulla propria identità artistica prima di raggiungere la sufficienza. La stessa voce della bella Giada Etro, già in forza a Ashes You Leave e Tystnaden, risulta generalmente poco incisiva e un po' sacrificata rispetto all'impenetrabile comparto ritmico. Passi la grinta piacevolmente debordante ma il power non è solo doppia cassa.

 

In un momento in cui servirebbe davvero una ventata di rinnovamento, oltre le barricate di metallo ormai arrugginite dal trascorrere dei decenni, in un epoca di re effettivamente caduti, diamo sì volentieri il benvenuto all'entusiasmo delle nuove leve ma con riserva. La speranza infatti è che, onorata l'inevitabile gavetta, quello spell stavolta abbozzato, assuma in un prossimo futuro un carattere ben più personale ed epico, in grado di tenere testa all'esuberanza che tracima perfino nelle ultime, e formidabili, battute di "Netherstorm".





01. Fail No More
02. To Infinity
03. Kings
04. I Am The Tyrant
05. The Shieldmaiden
06. Chasing Lights
07. Queen Of Blades
08. Across The Sea
09. Everwinter
10. Netherstorm

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool