Dopo tre album in poco meno di un lustro - "Depression" (1989), "Behind My Mask" (1991) e "Nothing Lasts Forever" (1993) -, i Poltergeist si affermarono, all'epoca, quale una delle forze emergenti del thrash, accompagnando in tour formazioni del calibro di Destruction, Kreator, Sodom e Tankard. Alla fine del 1993, però, gli svizzeri si separarono: trascorso un decennio, il singer André Grieder e il chitarrista V.O. Pulver iniziarono a discutere dei vecchi tempi e a postare alcune foto sui social media. La reazione dei fan di ogni parte del mondo fu così entusiasta da spingere i membri fondatori prima a riformare il gruppo con dei nuovi innesti, poi, nel 2016, a concretizzare il proprio ritorno sulle scene attraverso "Back To Haunt", rilasciato su Pure Steel Records.
A conferma del discreto stato di salute dei confederati, provvede un quinto lavoro, pubblicato dalla storica Massacre che, come è facile immaginare, resta piuttosto lontano dai trend odierni: "Feather Of Truth", oltre il classico teutonic style anni ‘80, compulsa i rotoli sacri della Bay Area e, più spesso, quelli dell'U.S. power metal (specialmente nell'altalenante "The Godz Of The Seven Rays"), con un risultato finale che alla velocità fulminea e spezzacollo aggrega melodie davvero groovy, benché a tratti un pò troppo prevedibili. "Time At Hand", "The Attention Trip", "Phantom Army", "Megalomaniac" e "Thin Blue Line" pompano sangue e adrenalina a go-go, "Saturday Night's Alright For Rockin'" cagiona vertigini slayerane, "The Culling", pur nell'indole furente, suona contagiosa e accattivante. Una nota di merito particolare per la poliedrica "Ambush", costruita su chitarre NWOBHM e ritmiche speed, mentre provoca qualche sbadiglio il freno a mano tirato di "Feather Of Truth", decisamente fuori luogo se consideriamo il taglio complessivo del disco.
Tutt'altro che spiriti immateriali, i Poltergeist mazzolano sì di santa ragione, ma sanno anche indirizzare i colpi, riuscendo a toccare le corde nostalgiche di una variopinta pletora di ascoltatori: a "Feather Of Truth", e al suo artwork a metà tra l'Antico Egitto e "American Gods", non si può che dare una calorosa pacca sulla spalla.