Se vi piace il metal fuori dagli schemi, quello di grande impatto e che saltella tra contaminazioni di genere (anche difficilmente accostabili), questo è il disco che fa per voi. La band americana, attualmente in hiatus per problemi legali, arriva come un treno lanciato a tutta velocità in questa estate rovente e ci porta un disco di altissima caratura, ben composto e magistralmente eseguito, tra chitarre distorte modello segheria e un'attenzione ai dettagli non indifferente.
Carico di rabbia e sentimenti negativi in generale, "Fail To Feel Safe" è una montagna russa del tipo più estremo, pieno di rapidissime accelerazioni e terrificanti giravolte, piroette e affini. Arrivare alla fine dell'ascolto è tanto elettrizzante quanto devastante. Si sente proprio l'adrenalina scorrere come un fiume in piena attraverso ogni canzone, anche quelle più "lente", tanto che soppravvivere è un'impresa veramente sfiancante, nel senso più positivo del termine.
Già l'apertura, "Suffer To Survive", è una serie di schiaffi in faccia ad alto BPM, subito seguita da una titletrack paurosa da disco (figuriamoci dal vivo). A chiudere la tripletta iniziale, il biglietto da visita del disco insomma, troviamo "By Demons Denied" che da sola varrebbe il prezzo dell'acquisto.
Al capo opposto dell'album troviamo invece una sorpresa, una delle suddette "lente", ovvero "Malady": un brano che trasuda disperazione e malinconia da surclassare una qualsiasi di quelle struggenti ballad che andavano tanto di moda negli anni '80. Assieme a "By Demons Denied" è la rappresentazione perfetta degli Enabler come band, con la rabbia repressa e la disperazione che donano vita alle canzoni quasi avessero un respiro, un'anima.
In soldoni, questa uscita estiva è una ventata d'aria fresca per quanto riguarda il panorama del metal alternativo. A volte hardcore punk, a volte metalcore diretto e devastante, a volte thrash nudo e crudo, "Fail To Feel Safe" è la riprova che del grandissimo talento degli Enabler. Speriamo che le vicende legali (trattasi di accuse di maltrattamenti e abusi di un'ex membro della band nei confronti del cantante e chitarrista Jeff Lohrber) si risolvano così da non compromettere futuri tour. Se suonano così devastanti - e non c'è davvero altra parola per descriverli - da CD, figuriamoci su un palco.
Non è certo un album privo di difetti, primo fra tutti la tendenza a tenere corte certe canzoni che avrebbero il potenziale per essere splendide se soltanto fossero state rese un po' più corpose o, al contrario, quella di lasciarne troppo lunghe alcune a cui avrebbe giovato l'essere state tagliate di qualche breakdown o strofa. Resta comunque una grande uscita che, se siete fan dell'hardcore, non dovete assolutamente permettervi di farvi scappare.