Burning Darkness
Dödens Makt

2021, Non Serviam Records
Melodic Black Metal

Il combo di Stoccolma varia la proposta unidirezionale dell'esordio e pubblica un album più melodico, solido e gradevole. 
Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 01/07/21

Dopo "Angel Of Light" (2014), esordio dalla crudezza efferata, ma che allo stesso tempo denotava scarso dinamismo creativo, i Burning Darkness tornano forti del contratto con la rampante Non Serviam Records e un secondo lavoro, "Dödens Makt", decisamente meno stolido del primo. Il combo di Stoccolma, al fine di variare una proposta monocroma e unidirezionale, in questo nuovo LP abbraccia un po' tutte le correnti del black metal scandinavo, irrorandolo di atmosfera e di tematiche che, oltre al consueto anticristianesimo, spaziano dall'horror al folklore norreno. La crescita esponenziale della componente melodica non va a fagocitare troppo l'aggressività tipica degli svedesi, in un gioco di equilibrio stilistico ricco di riferimenti a vecchie e gloriose band del settore. Certo, se un disco,  al pari di un libro, si giudicasse soltanto dalla copertina, difficilmente schiacceremmo il tasto play per ascoltarlo, considerato l'aspetto disneyano del gargoyle effigiato sulla cover. L'album in sé, però, rimane abbastanza solido e gradevole, pur non brillando completamente di luce propria.

 

La parziale delusione dell'artwork, comunque, non ne stinge il molto azzeccato simbolismo: la creatura mostruosa e grottesca, guardiano leggendario delle cattedrali gotiche, appare ora ritratta sulla sommità di un moderno grattacielo, quasi a costituire un anello di congiunzione tra un passato e un presente dominati dalla stessa oscurità e dai medesimi presentimenti di una signora Morte il cui potere assoluto viene sottolineato sin dal titolo dell'opera.

 

Un nesso temporale che lega altresì la scena old school del metallo nero al songwriting di un quartetto subito pronto ad assorbire, in "Muspelhems Vrede" e "Sulphurous Wrath", la violenza cupa dei Dark Funeral e le tessiture ariose dei Dissection. Spuntano i Limbonic Art all'interno delle partiture articolate di "Chiptorean Demon" e gli Impaled Nazarene nell'energia anarchica di "Neonaticide", mentre il taglio dark/progressive di un'altrimenti frenetica "She Who Dwells Beyond The Branches" e la carica epic heavy di "Draugr" dimostrano come il gruppo riesca a cogliere anche barlumi di discreta originalità. Stazionano sul versante dell'orecchiabilità e dei cambi di ritmo, invece, "In The Shadow Of Webbed Wings" e la fluviale "Dödens Makt Är Stor", brani che, strutturati seguendo l'esempio degli ultimi - e non eccezionali - Naglfar, intrattengono senza stupire.

 

Forse una migliore rielaborazione delle fonti permetterà ai Burning Darkness di emergere dalla pletora di formazioni estreme che oggigiorno nascono e periscono nel giro di qualche anno: la buona strada tracciata in "Dödens Makt" necessita, per forza di cose, di ulteriori aggiustamenti.





01. Muspelhems Vrede
02. Sulphurous Wrath
03. Chiropteran Demon
04. She Who Dwells Beyond The Branches
05. Neonaticide
06. Draugr
07. In The Shadow Of Webbed Wings
08. Dödens Makt Är Stor

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