C'è stato un periodo della mia vita, lungo all'incirca tre anni, in cui non facevo altro che ascoltare punk. Dai classici ai moderni, dai Clash ai Peter Punk, passando per Blondie, Sex Pistols, band locali di cui non ho la minima idea di come sono venuta in possesso dei CD (o delle cassette) e cose del genere. I Duff me li ricordo, sono in giro da una vita e anche qualcosa in più, e negli anni, tra demo e dischi, si sono fatti un gran nome nella scena underground italiana, arrivando a pubblicare “Ci Sono Gente Che Non Stanno Bene”, il loro quarto album, lo scorso anno.
E qui si fa sentire il fatto che sono sulla piazza da tanto tempo, nel senso che l'album è un tantino stantio. Non brutto, solo un po', come dire, già sentito. Quindici brevi tracce nella più tradizionale delle tracklist di punk all'italiana, con testi che spaziano dalle amenità (“Voglio Diventare Un Hipster”, punta più alta, qualitativamente parlando, dell'album) alla critica sociale e politica (“Parla Politico”). Canzoni dedicate ai sabati sera con gli amici, alle generazioni passate, insomma, il solito menù. Eh, appunto. Il solito menù. Un po' come andare a mangiare dalla nonna di origini bolognese: tranquilli che le tagliatelle col ragù, se le chiedete, ci sono. A costo di doverle fare sul momento e farle seccare nel forno o di alzarsi all'alba per preparare il ragù. Ecco, non siamo esattamente di fronte a qualcosa di nuovo, e se si va a cercare un po' il pelo nell'uovo si odono echi di altre canzoni di altre band del passato (non necessariamente tanto remoto), ma non è necessariamente una cosa così negativa, perché “Ci Sono Gente Che Non Stanno Bene” è un disco punk all'italiana e non fa finta di essere qualcos'altro. Sa di esserlo e lo è, in tutto e per tutto, dall'inizio alla fine, senza sbavature o sconfinamenti che non sono di sua competenza.
Questo lo rende estremamente coerente con sé stesso, divertente e, preso con il giusto spirito, bello. Forse è questo il difetto più grande: per non essere lanciato nel dimenticatoio dopo il primo o il secondo ascolto, va preso col giusto spirito. Ciò non toglie che, se infilato nello stereo della macchina, possa diventare un'ottima compagnia per un road trip estivo verso qualche meta di villeggiatura.