Danzig
Danzig II: Lucifuge

1990, Def American Recordings
Heavy Metal

Recensione di Alessio Sagheddu - Pubblicata in data: 01/09/14

Giusto qualche sera fa, il sottoscritto ha ripreso in mano alcuni frammenti della propria adolescenza. Non uno di quei passaggi dal lacrimone facile o fatto di mancanze ormai passate, tutt’altro, un rispolvero musicale che è bene tenere a mente, considerando il tempo che passa. Tra il susseguirsi di passate stramberie, uno dei ricordi più simpatici, se lo si guarda con gli stessi occhi d’oggi, è la disputa che avveniva con gli amici d’allora, su chi fosse il miglior cantante degli allori fiorenti Misfits. La risposta del sottoscritto era sempre la stessa, unica ed originale, e lo è ancora oggi: Glenn Danzig.

 

Lo è ancora oggi, nonostante i tempi siano cambiati. Nonostante i gusti musicali siano leggermente maturati e sviluppati nel tempo. E’ rimasta la stessa, proprio perché Danzig ha dato quell’impronta oscura al gruppo, personale quanto riconoscibile, che l’acconciatura di Jerry Only, diciamocelo, osa solo sognare. Una volta chiuso il capitolo Misfits, il nerboruto vocalist ha cercato di trovare un equilibrio con la musica dei Samhain, cosa che poi ha dato le basi per il futuro progetto solista Danzig. Arruolati nomi di tutto rispetto tra cui John Christ e il batterista Chuck Biscuits, il Nostro pubblica il primo capitolo della sua carriera solista, quell’album omonimo, annata 1988, che andava a spiegare all’orda di fan inferociti, che a Danzig il punk rock dei Misfits stava oramai abbastanza stretto. La risposta del nostro, è sempre stata quella dell’indifferente (leggenda metropolitana sembra affermare che Danzig abbia un carattere insopportabile) infatti, continua a scrivere racconti d’orrore e gole sgozzate, facendo sposare il tutto con un suono ora heavy metal, velato di vecchio blues, proseguendo quindi e senza alcun intoppo con il secondo capitolo della storia della band: Danzig II: Lucifuge. Seconda tappa quindi per un suono finalmente libero di esprimersi al meglio, nutrito con incedere macabro e ben fornito di citazioni e approfondimenti sulla gerarchia del mondo demoniaco, qualcosa di sporco, dissacrato e estremamente diretto, insomma, il mondo tanto caro a Danzig. “Long Way Back From Hell”, “Snakes Of Christ” e “Killer Wolf”, potrebbero essere le perfette parole chiave per descrivere appieno quest’album: sezioni ritmiche sinuose, sensuali, ognuna ancora ben salda al suo riff senza tempo. Ci sono poi quelle situazioni in cui alcuni brani prendono spunti diversi tra loro, capiterà, infatti, di imbattersi in alcuni scarti di puro stampo hard rock mentre altri, soprattutto attraverso la chitarra,  prenderanno una leggera piega sabbathiana. Come potremmo dimenticarci poi dall’anima più delicata della musica di questo lavoro, magistralmente offerta dall’arpeggio dell’evergreen “Devil’s Plaything” o dalla sofferenza in musica della terzultima “Blood And Tears”.

 

"Danzig II: Lucifuge", ancora oggi riesce a dare quella tenacia compositiva che tanto voleva allontanarsi dal caos del punk rock ed in fin dei conti, lo ha fatto. Ripensando a questo secondo capitolo ed al suo rimarcare in qualche modo una certa paternità musicale affine con quanto fatto da Elvis e Jim Morrison, proprio qualche settimana fa, siamo venuti a conoscenza del lavoro dello stesso Danzig ad un EP, che dovrebbe presentare cover di Elvis, reinterpretate dallo stesso vocalist.. ma questa oltre ad essere un’altra storia è proprio un'altra recensione.





01. Long Way Back From Hell
02. Snakes Of Christ
03. Killer Wolf
04. Tired Of Being Alone
05. I’m The One
06. Her Black Wings
07. Devil’s Plaything
08. 777
09. Blood and Tears
10. Girl
11. Pain In The World

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