Catfish and the Bottlemen
The Ride

2016, Capitol
Indie Rock

Recensione di Francesco De Sandre - Pubblicata in data: 29/10/16

La metafora del giro è sinonimo di malinconia: è qualcosa che inizia con grande entusiasmo e finisce in una piccola sfera di tristezza e di rammarico, pensando a quanto si poteva fare in più, in quel momento di euforia. Qualcosa che ti riporta con i piedi per terra, consapevole che il mondo è una grande gabbia da cui non si scappa. Ma dal rimpianto, spesso, si genera una particolare voglia di recuperare, rifare, sfogare: energia per la creatività.


Il passaggio alla Capitol Records e il secondo album a meno di due anni dal grande successo continentale di The Balcony sono chiari segnali di un'evoluzione voluta e costruita, velocemente, a favore di una band che sembra far di tutto per non assecondarla. Eppure, a pochi mesi dall'uscita, The Ride già decolla: numero uno in UK e Scozia, numero 2 nella classifica Billboard Alternative USA. Sin dalle prime note, gode - già, o ancora - della spinta benefica di The Balcony, in una edizione parallelamente uguale a quella del debutto, dalla grafica alla semantica. Cambia però la produzione: Dave Sardy (tra i suoi lavori più potenti annoveriamo ZZ Top, Bush, Black Mountain, Dandy Warhols, Hives, Slayer, Wolfmother e Oasis in Don't Believe the Truth e Dig Out Your Soul, un vero e proprio mostro sacro della concezione del mainstream contemporaneo) dona al disco tre elementi che non destabilizzano la natura della band: assoli distorti e provocatori, due piccole pause cinematografiche, acustiche e passionali, un background che impreziosisce il serrato lavoro di composizione.


Lo scenario noir di ogni nuovo e vecchio pezzo va a contrapporsi con la luce bianca di chi gli si è sempre stato affiancato come riferimento: i Kooks. C'è la malinconia dei perdenti che sorridono e la serenità di chi scappa da un presente doloroso nei testi firmati Catfish and the Bottlemen, di nuovo sulla scena, non più da meteore, ma da protagonisti imposti. Un piccolo passo indietro rispetto alla purezza sconsiderata delll'album d'esordio, un altro gettone per un nuovo giro nella giostra della musica che al giorno d'oggi ha sempre più fame.





Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool