Brandt Brauer Frick
Miami

2013, !K7
Elettronica

Recensione di Alessio Sagheddu - Pubblicata in data: 03/04/13

Non servono incantesimi per far sì che qualcuno si innamori di voi, quindi riportate i libri sugli elisir d’amore nelle apposite biblioteche e meditate un altro stratagemma. Non l’avete trovato? Noi abbiamo la soluzione. Avete ragione, sembra una di quelle pubblicità scadenti, ma state tranquilli, vi dimostreremo il contrario. Parliamo di un album, tale “Miami”, capace di far innamorare con eleganza degna del più antico romanticismo, quello chi vi sfigurava anche solo con lo sguardo. Oppure di far decollare una serata in discoteca a tema techno scandita da movimenti improbabili e ridurre le suole delle scarpe a brandelli. Ma attenzione, potrebbe anche trattarsi della colonna sonora di una tranquilla notte d’estate nel bel mezzo di una lettura delle tinte gialle o noir. Gli autori si chiamano Brandt Brauer Frick (rispettivamente Daniel Brandt, Jan Brauer, Paul Frick) e sono un trio tedesco proveniente da diversi background musicali come il jazz, il blues e la musica classica; la peculiarità dei Nostri non si limita alla capacità di combinare bene questi diversi, ma sfocia in un animo elettronico che incrocia i tre mondi in modo che ogni elemento sia valorizzato e apprezzato.

 

Accaparrate collaborazioni eccellenti tra cui spiccano Jamie Lidell, la dj Nina Kraviz e il polistrumentista Om’Mas Keith, i Nostri percorrono un viaggio anomalo, ben diverso da quello del debutto datato  2009. Vi accorgerete subito con la lunga intro iniziale che sono molte le sensazioni trasmesse, così come i luoghi oscuri e lugubri rappresentati nei nostri pensieri durante l’ascolto. E se l’attacco di frenesia e il bombardamento strumentale della successiva “Ocean Drive (Schamane)” ci accompagneranno prendendovi per mano verso la pazzia, la voce frammentata e campionata di Om’Mas Keith ci riporterà presto ad un’atmosfera cupa (“Plastic Like Your Mother”), dove note di pianoforte vengono accompagnate da orchestrazioni in sottofondo e luccichii strumentali che vorrebbero smorzare l’aria cupa della canzone o, chissà, forse accentuarla.

 

Ma ecco che l’atmosfera cambia, tutto quello a cui le nostre orecchie sono state abituate durante l’ascolto non esiste più e lascia posto ad una canzone dall’anima soul, anche grazie all’ottima interpretazione vocale di Jamie Lidell. Si torna poi alla suspence, mentre l’assassino si avvicina alla sua vittima; passi felpati, lei non si rende conto, non di non essere sola in casa… Gli archi che si intrecciano nella strumentale “Miami Drift” potrebbero benissimo accompagnare un film, uno di quelli dove ci troviamo a gridare alla vittima attraverso lo schermo perché si accorga del pericolo imminente. Dopo la fredda e distaccata “Fantasie Madchen”, vera anima techno dell’album, i Nostri chiudono infine con “Miami Titles”, quasi un riassunto di tutto quello che è stato l’album. Sembra di camminare in un corridoio lugubre e freddo senza però decidersi sul da farsi: iniziare a correre o fermarsi e chiudere gli occhi vicino a quel candelabro che emana una debole luce?

 

Ottimo lavoro per i tre musicisti, che a scapito di alcuni frangenti fin troppo tecnici e indecifrabili confezionano un album dalle tinte oscure che si presta ad essere tradotto in tante sfumature emotive. Se consideriamo poi la pregevole qualità del suono e della produzione, i punti a favore dei Nostri aumentano ulteriormente.

 

Calda estate, freddo inverno, malinconico autunno e maledetta primavera: a voi le Quattro Stagioni dei Brandt Brauer Frick.





01. Miami Theme
02. Ocean Drive
03. Plastic Like Your Mother
04. Skiffle It Up
05. Broken Pieces
06. Miami Drift
07. Verwahrlosung
08. Empty Words
09. Fantasie Madchen
10. Miami Titles

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