Billy Sherwood
Citizen: The Next Life

2019, Frontiers Music
Progressive Rock

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 19/07/19

Avevamo lasciato nel 2015 il "Citizen" viaggiare nei secoli e nello spazio reincarnandosi in personaggi reali e di finzione; ora, lo ritroviamo nuovamente alle prese con lo strano girovagare attraverso le epoche più diverse in "Citizen: The Next Life". E questa volta Billy Sherwood evita di attorniarsi del pingue numero di artisti ospiti presenti nel primo LP e preferisce fare tutto da sé, dal songwriting all'esecuzione. Il risultato? Ancora un lavoro di ottima qualità, benché il valore del prodotto finale, vuoi per la mancanza di sfumature nella resa strumentale, vuoi per lo svanire dell'effetto sorpresa, paghi un leggero pegno rispetto all'album precedente. Ma sono questioni di lana caprina.

 

I brani appaiono rivestiti di un progressive rock ad alto tasso melodico non troppo tecnico e marginalmente ambizioso: poche soluzioni ritmiche di avanguardia, brusii fusion, un occhio all'AOR e al pop più mainstream, l'inevitabile influenza di AsiaYes World Trade. Il disco, così, suona sommesso e delicato, vola come farfalla in una tiepida brezza estiva, si ascolta con piacere negli ascensori dei grattacieli e nei grandi magazzini Arrows, cambia direzione senza brusche sterzate; da Adolf Hitler a Cristoforo Colombo, da Stephen Hawking a Wyatt Earp, il bassista di Las Vegas dipinge storie suggestive su una tela musicale fine e orecchiabile, nella quale il protagonista entra in profonda simbiosi con le varie identità assunte.

 

Sin dalle note iniziali della fluida e sostenuta "The Partisan" emerge evidente, e forse anche ovvio, quanto conti la componente cinematica nell'architettura generale del platter: complici arrangiamenti dal taglio futuristico i pezzi, in particolare la conclusiva "Hold Quite", dedicata al compianto Chris Squire, beneficiano del gusto della narrazione e del racconto. Le pennellate impressioniste di "Monet", il sapore canterburyano di "Skywriter", il groove ovattato di "We Shall Ride Again", gli arzigogoli gentili di "Sailing The Seas", il noir vintage di "Mata Hari": sembra quasi di assistere a una serie di cortometraggi ottantiani soltanto carezzati dai tempi dispari e in cui la preminenza viene conferita, con esiti positivi, alla pastellatura armonica dell'ordito.

 

Che Billy Sherwood stia pensando a un ulteriore seguito di "Citizen: The Next Life"? Lo speriamo, vista la raffinata eleganza del secondo capitolo. "The future will be there, waiting for us": una frase, una promessa.

 





01. The Partisan
02. Sophia
03. Monet
04. Skywriter
05. We Shall Ride Again
06. Via Hawking
07. By Design
08. Sailing The Seas
09. Mata Hari
10. Hold Quite

 

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