Bethlehem
Hexakosioihexekontahexaphobia

2014, Prophecy Productions
Doom/Black Metal

Recensione di Alessio Sagheddu - Pubblicata in data: 31/10/14

Non è così facile essere affascinati da una band che non dimostra e non ha una spropositata ambizione al successo anche perchè di questi tempi ci si aspetta proprio questo da un moniker degno di nota. Vi siete mai chiesti a cosa ha dovuto rinunciare la musica di quella band per arrivare fin dov’è arrivata? Ha portato avanti qualcosa di scialbo e avvelenato dal traguardo, lasciando indietro magari una proposta meno popolare? Beh, cari lettori, questo non è proprio il caso dei Bethlehem, band tedesca attiva dal 1991, sprovvista della più semplice smania d’onnipotenza musicale. Nonostante il genere proposto sia abbastanza underground, (parliamo, infatti, di una proposta Black/Doom/Dark dall’innata venatura elettronica) la band non si è mai montata la testa.

 

Non si dà delle arie neanche questo settimo album, “Hexakosioihexekontahexaphobia”, titolo drastico ed ermetico quanto semplice nel suo comprendonio, infatti, è proprio la denominazione greca attribuita alla paura del numero 666 e le sue diramazioni, che pur passando anche per un certo tipo di musica, rimane unicamente riconducibile alla figura dell'anticristo e comunque a tutto quello che è un tabù indecentemente fariseo. Dare alle stampe il successore del criptico "Mein Weg", non deve essere stato facile, è bene precisare però che il vecchio fan della band dovrà trovare una pace interiore prima di mettersi all’ascolto, perché a questo giro la brigata tedesca decide di proseguire il proprio cammino sì, ma quasi all’uscio dell’emozione compositiva, sicuramente spettrale e sinistra ma anche tecnicamente ben ragionata e legata a quello che è il “concept” dell’intero lavoro. Dietro le dodici tracce, Jürgen Bartsch, deus ex machina dell’intero progetto, traghetta un ibrido oscuro accompagnandolo con la voce duttile e baritonale di Alexander Schmied, vero trademark della band: la classe ritmica della strumentale “Höchst Alberner Wichs”, la struttura melanconica e sfuggente di una "Gebor’n Um Zu Versagen", una ninna nanna imbrattata di nero ("Nazi Zombies Mit Tourette-Syndrom") ed un innesto corale nella riuscitissima "Ich Aß Gern’ Federn".

 

“Hexakosioihexekontahexaphobia”, è una scommessa vinta per una band che è stata via per quasi dieci anni. Questo nuovo album, nella sua totale armonia musicale ed anche grazie ad una buona produzione, riesce a rispolverare ed a far scoprire una band che riesce ancora a sfornare ottimi album nonostante il tempo continui a scorrere incurante. 





01. Ein Kettenwolf Greint 13:11-18
02. Egon Erwin’s Mongo-Mumu
03. Verbracht In Plastiknacht
04. Gebor’n Um Zu Versagen
05. Nazi Zombies Mit Tourette-Syndrom
06. Spontaner Freitod
07. Warum Wurdest Du Bloß Solch Ein Schwein?
08. Höchst Alberner Wichs
09. Ich Aß Gern’ Federn
10. Letale Familiäre Insomnie
11. Kinski’s Cordycepsgemach
12. Antlitz Eines Teilzeitfreaks

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