Bastille
Bad Blood

2013, EMI
Pop

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 20/03/13

Se Hurts e Coldplay sono in affanno, perché non tentare di fonderli? Dai primi si potrebbe prendere un certo senso di romanticismo e quel pizzico velato di wave retromaniaca indispensabile nel nostro presente, dai secondi l’epica apertura delle melodie, e le vocaaaaaliiii luuuuungheee sui ritornelli. Poi, per rendere davvero presentabile il tutto, il ciuffo verso il basso degli emo che furono deve essere sparato verso l’alto (oggi, o hai un banjo in mano, o hai almeno 5cm di cofana davanti, altrimenti non sei nessuno), e si infarcisono le canzoni, in sede di arrangiamento, di strumenti anomali che strizzano l’occhio agli indie-sigenti.

Grossomodo seguendo questa ricetta nascono i Bastille, quartetto inglese guidato da un Dan Smith carismatico ed esotico quanto il suo nome di battesimo, in un esordio - “Bad Blood” - che fa di tutto per sviare l’attenzione dall’assoluta linearità e prevedibilità di cui è pervaso. Si passa dai tribalismi alla Peter Gabriel dell’attuale singolo “Pompeii” (due “i”, pensate sia casuale?) o dell’ultima Florence + The Machine (“Icarus”), al calypso (“These Streets”), passando per pizzicati di archi (“Things We Lost In The Fire”), suoni di Atari (“Weight Of Living Pt. II”) e le immancabili – strazianti – ballad pianistiche (“Overjoyed”, “Oblivion”). Tutto circondato da un groove elettrico iper-prodotto con precisione chirurgica ed un’interpretazione vocale in costante ed affannoso inseguimento dei Fun.

Il risultato finale? Un disco perfetto da mettere come colonna sonora mentre si fa la spesa – col pensiero fisso su cosa si sta mettendo nel carrello cercando di non dimenticare nulla di quanto segnato in lista, mica sulla musica – un’opera di quelle innocue che puoi passare centomila volte in radio saturando l’attenzione degli ascoltatori casuali che, tuttavia, una volta finita la canzone manco si ricordano chi è che la stava suonando. Tutti gli altri - parliamo di coloro dotati di un minimo di gusto, cultura musicale e susseguente intransigenza - vedranno immediatamente la consistenza da carta velina di cui questo “Bad Blood” si fa vanto, opera in cui l’unico, vero pregio artistico è l’ode dedicata alla protagonista di Twin Peaks in “Laura Palmer”.

Almeno, come consolazione sappiamo che i Bastille hanno gusto in fatto di film. Per tutto il resto, invece, si consiglia un’abbondante dose di estro, personalità e coraggio di andare oltre. O, in alternativa, un banjo. Finché dura… 




01. Pompeii 
02. Things We Lost In The Fire 
03. Bad Blood 
04. Overjoyed
05. These Streets 
06. Weight Of Living Pt. II
07. Icarus 
08. Oblivion 
09. Flaws 
10. Daniel In The Den 
11. Laura Palmer
12. Get Home 

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