Apocalyptica
Shadowmaker

2015, Eleven Seven Music
Symphonic Metal

Recensione di Giulia Franceschini - Pubblicata in data: 25/05/15

Siamo lontanissimi dai tempi delle cover dei Metallica, per quanto fossero geniali, un po' meno da quelli del tributo a Wagner, per quanto fosse fastoso. I violoncellisti (e batterista) finlandesi hanno dato una decisa svolta al loro sound con il nuovo "Shadowmaker". La loro rappresentazione di cosa e come siano fatte le ombre che popolano la vita di ognuno ha richiesto la presenza, per la prima volta nella carriera della band, di una sola e unica voce narrante. Tutte le parti vocali del nuovo album, infatti, sono interpretate da Franky Perez (ex Scars On Broadway): un timbro caldo e accogliente, teoricamente inconciliabile con il gelo dei violoncelli del nord, ma talvolta piacevole e apprezzabile.

 

Piuttosto fuorviante è il singolo Cold Blood, dal tiro quasi pop-rock, orecchiabile e ridondante, niente di notabile, forse stucchevole se lo si accosta al nome della band. Un po' il risultato di quello che accade, qualche volta, ma senza dubbio non sempre, quando si mette una voce su un brano degli Apocalyptica. Ascoltando Shadowmaker nella sua interezza, però, e per fortuna, si può inciampare in brani strumentali che ci ricordano quali corde emotive siano in grado di toccare. Basti pensare all'intro I-III-V Seeds of Chaos. Più avanti, si posso incontrare episodi, in cui la sovrapposizione del cantato risulta più riuscita, come Shadowmaker, Sea Song o Hole in My Soul, ballad dai toni delicati e soffusi.


In Riot Light, finalmente, il vecchio, cupo e vero sound degli Apocalyptica non viene soffocato dal rock posticcio che è stato appiccicato sopra ad alcuni degli altri brani, come Cold Blood. È invece una lotta sinuosa tra violoncelli e chitarre, un toccarsi e riprendersi tra strumenti nella creazione di una track strumentale con dei tocchi di novità sulla base solida dello stile puro degli Apocalyptica.
L'album risulta così unito da una stessa voce, ma a volte è la voce stessa a sembrare slegata e distante dalla musica che la sostiene.

 

Senza dubbio un ascolto piacevole e quasi semplice, una sensazione sorprendente trattandosi degli Apocalyptica, che hanno sempre richiesto una certa attenzione e concentrazione. Le tracce strumentali stanno lì a ricordare quale sia il cuore dell'intero progetto, la ricorrenza della stessa voce, invece, a esaudire il desiderio di essere una rock band al completo.





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