Nell’apprestarsi ad ascoltare un nuovo disco degli Anaal Nathrakh sarebbe oltremodo illusorio aspettarsi un cambiamento repentino rispetto a quanto fatto nelle precedenti uscite. Questo non vuol dire certo che la band non sia attenta a sperimentare novità, ciò che lo fa notare meno è che ha operato durante i ben sedici anni di carriera con un lento processo di raffinamento sonoro. La soluzione musicale cui sono arrivati è radicata in un black metal tradizionale ma capace arrampicarsi su molteplici rami, che vanno dal brutal al grindcore, dall’industrial al noise. Con il nuovo “Desideratum”, gli Anaal Nathrakh altro non fanno che confermare per l’ennesima volta le proprie idee e con esse le loro indubbie qualità.
“Desideratum” è, inutile dirlo, una ferocissima uscita; ripartendo da “Vanitas” forma, assieme al precedente “Passion”, un trittico dall’enorme forza distruttiva. Anche nell’ultimo capitolo del duo inglese il ghiaccio copre tutto; una distesa che viene presa a colpi di martello, con una rabbia con pochi precedenti. In “Desideratum” tutto appare ben fatto, con Mick Kenney capace di occuparsi con abilità dell’intero il comparto strumentale: dalle consuete distorsioni, ai riff taglienti, dalla drum machine sparata a mille, a quanto realizzato con le tastiere o attraverso gli inserti elettronici. Quello che stupisce veramente è però il lavoro fatto alla voce da Dave Hunt; un’artista incredibilmente eclettico, capace di muoversi su di un vasto panorama di stili vocali. Al clean è lasciato maggiore spazio che nelle precedenti release, e questo mette ancora più in evidenza le doti del vocalist. “The Joystream” è il migliore esempio per evidenziare le capacita di Hunt. Nei quattro minuti del brano, Dave riesce a passare dallo scream allucinato al growl più ruvido a una più melodica voce clean con una facilità imbarazzante. Il suo apporto rappresenta una vera calamita per l’ascoltatore, ed è il vero gancio con cui esso viene afferrato per essere scagliato nella mischia.
Quello che ne esce da “Desideratum” è, nella sostanza, quello che ogni fan degli Anaal Nathrakh potrebbe sperare: un’uscita solida e moderna, brutale e violenta. Un altro episodio perfettamente inseribile in quella colonna sonora dell’apocalisse con cui gli stessi suoi autori hanno definito la propria musica. Nonostante l’aggressività inalterata rispetto al passato, risulta un disco più accessibile (se così lo si può definire), grazie all’approccio leggermente più melodico seguito dal vocalist. Detto questo, “Desideratum” non porta alcun grande cambiamento rispetto alla ormai collaudata formula definita dagli Anaal Nathrakh negli anni, continua, tuttavia, un percorso fatto di piccole evoluzioni, sicuro di offrire un prodotto che non potrà non fare felici tutti gli appassionati di metal estremo.