Amon Amarth
Berserker

2019, Columbia Germany
Heavy Metal

Recensione di Marta Scamozzi - Pubblicata in data: 06/05/19

Il metal estremo è tradizionalmente un universo per pochi: affascinante, esoterico, coinvolgente, è però caratterizzato da alcuni elementi peculiari che lo rendono poco accessibile agli amanti di sonorità più semplici e orecchiabili.
Gli Amon Amarth combattono contro questa tendenza dal 1998. Album dopo album, gli Amon Amarth sperimentano nuove sonorità, spaziano tra generi musicali diversi pur tenendosi ben stretto il proprio marchio di fabbrica vichingo.

 

Su questa linea, "Berserker" è un album dall'identità incredibilmente variopinta e dalle molteplici influenze che, già dal primo ascolto, funziona perfettamente. Come dichiarato dal chitarrista  Johan Soderberg nell'ultima intervista per SpazioRock.it, quello che i componenti della band hanno inserito in "Beresker" è stato un ritorno alle origini: i vichinghi svedesi hanno ammortizzato il suono in favore di uno stile che strizza l'occhio ai grandi classici dell'heavy metal. A questo proposito, una volta giunti al terzo pezzo della tracklist si sente chiaramente la presenza degli Iron Maiden, grande influenza per la band, che fa capolino nei riff protagonisti di intermezzi strumentali.
"Berserker" è un album formato da dodici pezzi perfettamente riusciti; alcuni di questi, ad ogni modo, spiccano sugli altri: il fiore all'occhiello dell'ultima fatica degli Amon Amarth è "Shield Wall", dalla struttura varia ma orecchiabile. Mentre ci si ritrova ad ascoltarlo sul divano si viene catapultati improvvisamente in mezzo alla platea di un concerto, mentre si salta al ritmo di "Vikings! Raise the shield wall! Hold the front line! Fight 'til death!"
Sorpassata la parte centrale dell'album, caratterizzata da sonorità dure e semplici, si giunge alla lenta e lugubre "The Berserker at Stamford Bridge", seguita dal capolavoro "When Once Again We Can Set Our Sails": un variopinto mix di sonorità Viking e Heavy. La chiusura dell'album è lasciata a due pezzi estremamente energici, "Skoll and Hati" e "Wings of Eagles", che precedono la chiusura triste e nostalgica lasciata a "Into The Dark".

 
"Berserker" è un album che, oltre ad essere musicalmente valido, ricco di elementi nuovi e sperimentazioni, funziona: i pezzi si aggrappano alla mente già dal primo ascolto, e la varietà compositiva è tale che a fatica si trovano due pezzi simili. Gli Amon Amarth si riconfermano, dopo vent'anni di attività, artisti in piena crescita.





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