Thegiornalisti
Completamente Sold Out

2016, Carosello Records
Synth-Pop, Synth-Rock

Recensione di Giovanni Maria Dettori - Pubblicata in data: 20/01/17

Sono tempi un po’ di crisi per le arti, almeno lì in superficie. Già, perché “lì sopra”, nell’infinito mondo del “Mainstream”, dove tutto dovrebbe essere più luminoso facile e colorato, riuscire a produrre qualcosa che catturi davvero l’attenzione del pubblico è veramente compito non facile, nonostante la tecnologia aiuti in qualsiasi fase creativa che prima richiedeva ore ed ore di tempo in più.

 

Non nascondiamoci dietro ad un dito: c’è una disperata crisi di idee. Non si sa più cosa serva veramente per stupire ancora, se lo si trova rischia di stancare subito, o se proprio vogliamo guardarla da un altro punto di vista c’è una sin troppo eccessiva celebrazione di ciò che nel passato ci ha fatto battere il cuore, tra remake e reboot di film usciti a volte anche solo 10 anni fa, tour di grandi band in onore dei dischi dei tempi d’oro, persino videogiochi capostipiti del genere rimasterizzati sulle console di nuova generazione. Chiamiamola nostalgia, chiamiamola mancanza d’inventiva, chiamiamola investimento sicuro, chiamiamola voglia di non-sbagliare.

 

Nella musica questo fenomeno possiamo dire che c’è sempre stato: tanti artisti sono accusati di stravolgersi non appena cercano vie di sperimentazione e di evoluzione che possano portarli a reinventarsi e a tracciare percorsi nuovi. I Thegiornalisti devono averlo capito qualche tempo fa, con “Fuoricampo”, album di fortissima rottura con i precedenti lavori in cui la band aveva già cominciato a “giocare” con gli anni ’80. Parliamoci chiaro: nella musica gli ’80 hanno rappresentato un’esplosione di suoni mai sentiti prima, un carnevale lungo dieci anni con un’aura talmente imperniata nel contesto sociale e storico in cui era nato un tempo da diventare un mito, mito che poteva avere veramente una dimensione solo allora. Oggi riproporne i suoni è un’arma a doppio taglio perché da un lato sicuramente, se maneggiato con cura, un sound del genere riesce facilmente a far ballare e a piacere, dall’altro ci vuole un attimo a risultare “demodé”. Per riallacciarci al discorso con cui siamo partiti insomma, la band di Tommaso Paradiso ha deciso di andare avanti e di sfondare ancorandosi esattamente a tutto questo, specie se pensiamo che “Anni ‘80” in Italia è stato sinonimo di cantautorato da antologia e di super hit da Juke Box. Furbi? Tanto, tantissimo. E stavolta i tre ragazzi sono riusciti a spingersi oltre quanto loro stessi forse si aspettassero.

 

“Completamente Sold Out” è un disco che letteralmente abusa di questa formula suonando talmente Pop da piacere per forza. Gli 11 pezzi hanno la stessa identica struttura compositiva, con quei dannati Synth così accattivanti, “catchy” (per dirla all’inglese) da realizzare un album sfacciatamente anni ’80, sia nelle armonie che nella struttura dei testi: sentendo “L’ultimo grido della notte” o “Sbagliare a vivere” è impossibile non sentire echi di Venditti o Vasco Rossi, con quell’aria nichilista di chi ha voglia di ripartire dopo esperienze, sensazioni, che ridanno senso al tempo passato e alle sue scelte sbagliate, nel difficile processo che porta noi uomini a costruire tutto ciò che è definibile come “Esperienza”.

 

Il brano “Completamente” è suonato dalle radio ininterrottamente da mesi, complice il sound meno elementare rispetto ad altri brani del disco ed ovviamente il testo, dove l’amarezza di un grande amore finito sbatte contro la realtà dei nuovi incontri e dove addirittura la formula del “Lui chi è” viene riproposta dai tempi di Renato Zero, stavolta in maniera meno ilare e certo più malinconica. "Sold Out” e  “Tra la strada e le stelle” seguono il copione tracciato e già al secondo ascolto ci si ritrova a cantarle, magari non “Alle due di notte” come recita il testo della prima, ma comunque inaspettatamente. Canzoni che in fin dei conti piacciono per quello che sono: semplici, magari scontate, però godibili. Processo che viene portato allo stremo con “Fatto di Te” ed “Il tuo maglione mio”, esageratamente facili persino negli intermezzi e nel parlato. Però fa tutto parte dell’idea del disco.

 

Di recente mi trovavo proprio a parlare con un amico di come ci si spenda molto nel cercare di sfondare nella musica e di come a volte basti poco e non ci sia bisogno di sfornare per forza qualcosa di nuovo o tantomeno di aulico. Dopo un po’ che parlavamo lui ha concluso: “Sai che c’è Giovà? Io ho capito che in questo momento c’è un disperato bisogno di leggerezza!”. Esattamente. E tutto questo ne è la prova. "Completamente Sold Out" svolge il suo compito preconfigurato in maniera efficace, canonica ma soprattutto semplice. Riproporre non solo un sound, ma un intero universo figurativo con un disco del genere è un’idea che è vincente quanto si vuole... Ma è un compito facile? Forse neanche troppo, e soprattutto bisogna essere bravi nel riseguirla da capo e nel trasfigurarsi in qualcuno e qualcosa che non ci sono più. 





Completamente
Sold Out
Tra la strada e le stelle
L'ultimo grido della notte
Sbagliare a vivere
Gli alberi
Fatto di te
Non odiarmi
Il tuo maglione mio
Disperato
Vieni e cambiami la vita

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