Portugal. The Man
Woodstoock

2017, Atlantic Recording Corporation
Pop

Quanto è lontana Woodstock, per fortuna!
Recensione di Giovanni Maria Dettori - Pubblicata in data: 17/09/17

Immaginatevi in una soffitta a riaprire vecchi scatoloni dimenticati lassù per chissà quanto tempo. Tra vecchie foto, oggetti demodé, vestiti datati spendete la vostra giornata tra la malinconia e la noia, finché dal nulla non salta fuori un oggetto che ha del prodigioso, del magico. È un biglietto per Woodstock. Quel Woodstock. Quello a due passi da New York, della pace dell’amore e della musica, della chitarra in fiamme di Jimi Hendrix, degli Who, di Janis Joplin, dell'amore libero, l'evento che ha letteralmente spaccato in due il concetto di musica dal vivo. Immaginatevi ora di essere anche dei musicisti e di trarre da questo episodio un’ispirazione per il vostro album che manca da più di tre anni a cominciare dal titolo. Ecco, immaginatevi un’occasione mancata. 
 
Il nuovo album dei Portugal. The Man suona così, come un tremendo passo falso nonostante le premesse non fossero così malvagie. Non è bastato l’apporto di uno dei mostri sacri contemporanei della produzione in studio come Danger Mouse (U2, The Black Keys, Gorillaz, Red Hot Chili Peppers), non è bastato il tempo e non sono bastati gli episodi per un disco che non suonasse così canonico. Non vogliamo stroncare niente (anche se ci troveremo a farlo), ma da tutto questo era lecito aspettarsi qualcosa di più eclettico e meno lineare. Andiamo con ordine.
  
Il brio di “Rich Friends”, dell’accattivante “Feel it still” non possono lasciare sul posto, perché nell’elettricità sonora le vibrazioni fanno ballare e battere il tempo col piede, o nel groove di “So Young” con quel basso così ben pianificato e curato e con quell’assolo che ha attaccata un’etichetta grossa quanto un supermercato recante scritto “Danger Mouse ha prodotto questo disco”… Il problema non è nella realizzazione dell’opera ma nell’idea portante del disco: fare un album tremendamente e stucchevolmente pop come ormai ne siamo abituati a sentire a dozzine. E non siamo certo qui a criticare i mezzi o la produzione del disco, comunque ben studiata e nemmeno il genere, perché che lo vogliamo o no al “Pop” oggi possiamo ricondurre tanto, tantissimo nella musica odierna. Prendiamo ad esempio “Live in the Moment”: potremmo trovarci davanti a un pezzo dei Maroon 5, di Katy Perry, di qualche ex stella di Disney Channel che ora si è buttata nella musica o insomma di chiunque faccia parte della mega-onda radiofonica americana. Non c’è un marchio di riconoscimento, non c’è qualcosa che ti faccia dire “Questo è il nuovo disco dei Portugal. The Man! Lo senti anche tu?”. Assolutamente nulla. E così è per almeno tre quarti del disco, un album letteralmente apolide e orfano che potrebbe essere stato partorito da chiunque. Peccato, perché con alcuni pezzi va meglio, fra cui “Easy tiger”.. O almeno sino al ritornello, letteralmente divorato da stucchevolezze elettroniche indigeste, tra cui voci alla Daft Punk e percussioni stomp, una cartina di tornasole che si adatta a descrivere il disco intero. Non manca qualche minima reazione alla piattezza di un lavoro nato per assestarsi alla media senza nemmeno puntare a scavalcarla di un millimetro, (“Mr Lonely” o la citata “Feel it Still” ad esempio sono brani godibili). Quando si punta a un risultato non sempre lo si centra, però si sa che più in alto si punta e più comunque bene o male in alto poi ci si può stare.
Qui però a quanto pare anche la media alla quale ci si voleva attaccare per non fare un tonfo è lontana... O forse più che essere lontani dalla media ci siamo tremendamente dentro e ci sguazziamo alla ricerca di consenso; ma per convincere veramente serve altro, anche nel mondo Pop odierno.




01. Number One (feat. Richie Havens & Son Little)
02. Easy Tiger
03. Live In The Moment 
04. Feel It Still 
05. Rich Friends
06. Keep On
07. So Young 
08. Mr Lonely (feat. Fat Lip)
09. Tidal Wave 
10. Noise Pollution (feat. Mary Elizabeth Winstead & Zoe Manville)

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